Chi ha calato le braghe
Ieri sera Di Maio e Salvini hanno firmato a nostro nome una cambiale da 23 miliardi ben sapendo che non potranno onorare l’impegno e che quindi a scadenza, tra un anno, toccherà a noi tutti mettere mano al portafoglio.
Non c’è un solo economista che può sostenere il contrario perché con le parole si può giocare, come hanno fatto ieri alla Camera i leader della maggioranza, ma con i numeri no e due più due non può che fare quattro anche nel magico mondo grillino. Più tasse, più tagli alle pensioni, meno investimenti, più assistenzialismo e trucchi contabili sul valore del patrimonio pubblico a ogni latitudine sono esattamente il contrario di una ricetta espansiva. Se poi condiamo il tutto con la recessione nella quale già ci troviamo e con l’annunciato rallentamento dell’economia internazionale è evidente che non ci aspetta di certo un grande 2019.
La questione non era e non è sì o no al populismo ma sì o no al dilettantismo, all’arroganza, all’ignoranza. Se la Lega si fosse comportata in Lombardia e Veneto come ha governato il Paese in questi sei mesi il Nord sarebbe in ginocchio da tempo. E allora c’è da chiedersi cosa è successo di così grave dentro quel partito da fargli perdere testa e bussola fino a rinnegare una storia di buona amministrazione ultraventennale. Perché Salvini ha calato le braghe assecondando senza battere ciglio i provvedimenti economici voluti dai grillini che puniscono innanzi tutto la sua gente, cioè quel ceto medio impiegatizio e imprenditoriale, e il mondo del volontariato, che sono la spina dorsale del Paese?
La domanda al momento non ha una risposta e uno potrebbe obiettare: ma che dite, la Lega in questi mesi è cresciuta a dismisura. Già, lo ha fatto sul suo terreno, quello della lotta all’immigrazione e della sicurezza. Ma tra poco dovrà spiegare agli italiani il Pil sotto zero, la disoccupazione crescente, un fisco più affamato e invasivo, i tagli nelle buste paga dei pensionati e tante altre cattive sorprese che fanno a pugni con le promesse elettorali. Non c’è alcun compiacimento in questo e vorremmo davvero tanto sbagliarci, ma non sarà così. Per accertare la verità basta aspettare qualche mese. È già successo con Monti professore geniale, e con Renzi uomo della provvidenza. Purtroppo accadrà anche con Salvini, perché come detto, due più due – fuori da Facebook – non può che fare quattro.
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