Controllo anti-caporalato si trasforma in pestaggio contro gli agenti. 50 migranti riducono così la polizia.
Ha dell’incredibile. Il tutto è accaduto durante un’operazione anti-caporalato. Ma gli agenti sono stati aggrediti da una cinquantina di migranti accorsi dalla baraccopoli da tempo spuntata a ridosso del centro di accoglienza per richiedenti asilo.
Accerchiati e picchiati con calci e pugni; salvi solo grazie all’intervento di rinforzi che hanno eseguito un arresto.
È accaduto nei dintorni di Foggia, terra di braccianti e caporali, zona ad alto rischio sul fronte dello sfruttamento nei campi dove sono stati intensificati i controlli dopo i tragici incidenti stradali che hanno provocato 16 vittime l’estate scorsa. In una vasta fetta di Capitanata sono stati organizzati numerosi posti di blocco e vengono costantemente organizzati pattugliamenti per contrastare il malaffare di chi gestisce il racket delle braccia attraverso un collaudato sistema che alimenta un giro d’affari da capogiro.
Proprio nel corso di una di queste operazioni disposte per contrastare il business dei nuovi schiavi, sono stati aggrediti i due agenti. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione investigativa, i poliziotti hanno intimato l’alt all’auto guidata da un immigrato del Gambia, il quale però ha accelerato e ha tentato la fuga.
È scattato un inseguimento, l’extracomunitario ha cercato più volte di speronare la pattuglia e ha imboccato alcune strade di campagna fino a quando si è fermato vicino alla baraccopoli allestita vicino al centro di Borgo Mezzanone; a quel punto il gambiano si è allontanato a piedi, ma è stato bloccato. Nel frattempo però decine di migranti provenienti da quello che di fatto è un altro ghetto a ridosso della città si sono riversati sul posto e si sono scagliati contro gli agenti, poi tratti in salvo dalle pattuglie sopraggiunte nel frattempo.
Il migrante del Gambia, Omar Jallov, 26 anni, pregiudicato, è stato arrestato; gli altri aggressori sono riusciti a fuggire.
Il segretario nazionale Francesco Pulli spiega: «I due colleghi sono stati pestati, episodi del genere non sono nuovi e, sicuramente, a spingere questa gente a delinquere è anche la consapevolezza di restare impunita». Pene severe per chi non rispetta le regole. Se fosse successo il contrario, nessuno avrebbe esitato ad urlare al razzismo».
Fonte: Il Giornale