La Merkel vuole governare l’Europa Ecco il piano per prendere Bruxelles
Il regno di Angela Merkel potrebbe finire in Germania. Ma adesso potrebbe continuare altrove: probabilmente in Belgio, alla presidenza del Consiglio europeo. Perché la leader tedesca piace in sede europea, inutile negarlo. La Cdu resta il partito maggioritario all’interno del Partito popolare europeo. E il Ppe dovrebbe riconfermarsi anche come partito di maggioranza alle prossime elezioni europee. E potrebbe essere proprio questo il motivo per cui il prossimo ufficio di Frau Merkel potrebbe essere non a Berlino ma Bruxelles, precisamente a Rue de la Loi 19, dove ha sede il Consiglio europeo.
L’ipotesi Merkel è sempre più concreta
L’idea inizia a circolare da qualche tempo non solo in Germania, ma anche negli uffici dell’Unione europea. Donald Tusk lascerà la circa a novembre del 2019 alla fine del suo mandato. E i vertici dell’Ue sono preoccupati che una personalità non troppo forte e senza la giusta caratura internazionale possa essere soggiogata dalla forza di altri grandi leader mondiali con Vladimir Putin, Donald Trump e Xi Jinping. Le tre superpotenze, Cina, Russia e Stati Uniti, sono in una posizione di netto vantaggio rispetto all’Unione europea, sempre più disunita, debole e incapace di condurre una strategica comune. Per questo, in sede europea cercano qualcuno in grado di “contrastarle”. L’unica, secondo i vertici Ue, sarebbe proprio la cancelliera.
La conferma arriva anche da Il Sole 24 Ore, che scrive che, secondo fonti molto informate, “la Merkel sarebbe pronta ad annunciare la sua candidatura per la guida del Consiglio europeo in gennaio: appena un mese dopo la nomina del leader della Cdu che avverrà agli inizi di questo dicembre e che aprirà una nuova era dopo 18 anni di presidenza merkeliana nell’Unione cristiano-democratica (sia che venga scelta Annegret Kramp-Karrenbauer prediletta della Merkel sia l’uomo d’affari-avvocato Friedrich Merz, acerrimo rivale della cancelliera)”.
Un’ipotesi quindi abbastanza verosimile. E che getta una nuova luce (e nuove pericolose ombre) sul prossimo futuro dell’Unione europea. Che a questo punto sembra voler blindare i propri vertici e la propria politica non solo dalle potenze esterne, ma anche dal movimento interno di stampo sovranista e cosiddetto “populista” che sta corrodendo le fondamentale di questa Ue, basata su leadership stanche e fondamentalmente incapaci di comprendere e incanalare il malcontento diffuso in tutto il continente.
Un grave errore da parte dell’Europa
Ma se l’intento della Germania è evidente, non è detto che questa sia una strada in discesa per Berlino. La Merkel è una leader sì riconosciuta a livello internazionale, ma anche estremamente indebolita a causa delle recenti disfatte elettorali a livello locale. L’elettorato tedesco ha voltato le spalle alla cancelliera e lo ha dimostrato sia in Assia che in Baviera. E l’ascesa di Alternative fur Deutschland e dei Verdi dimostra che in tutto il territorio tedesco c’è voglia di cambiamento.
Una voglia di cambiamento che, a cerchi concentrici, è dimostrato anche dagli eventi politici che stanno caratterizzando tutta l’Europa. L’Italia, con le elezioni di marzo, ha confermato una linea di opposizione alle politiche dell’Unione europea che la stessa leader tedesca ha rappresentato per tutti i suoi mandati alla guida della Germania. In Francia, l’ascesa dei movimenti radicali e l’esplosione della protesta dei gilet gialli dimostra che c’è un Paese che si sta ribellando all’alfiere dell’Ue, Emmanuel Macron, e primo partner della Merkel. In Europa orientale, il Gruppo di Visegrad si contrappone alle idee della Merkel sui migranti imposte anche a Bruxelles. E in generale, partiti e leader affini alla linea di Berlino sono sempre meno e sempre più deboli. A dimostrazione della fragilità della struttura voluta dalla leader della Cdu.
La scelta della Merkel come potenziale vertice del Consiglio europeo sarebbe quindi un errore prima di tutto da parte dell’Unione europea, che confermerebbe non l’incapacità di voltare pagina, ma anche l’incapacità di comprendere quanto sia cristallina la crisi di popolarità della cancelliera e di una certa politica in tutto il continente europeo. Prestando quindi il fianco alle critiche più feroci da parte dei movimenti anti-establishment.
La sfida con la Francia
Ma se questa ipotesi sembra essere ben accetta in sede europea, in Francia, alleato della Germania in questa fase di transizione, non sembra essere molto contesta dell’eventualità di avere fra Merkel alla guida del Consiglio europeo. Ed è per questo che ha iniziato a tessere la sua trama per evitare che l’Unione europea sia completamente sbilanciata verso Berlino.
L’altro polo dell’asse franco-tedesco ha così puntato tutto sul nome per la presidenza della Commissione europea: Michel Barnier. La Germania vorrebbe che fosse Manfred Weber a succedere a Jean-Claude Juncker. Ma da Parigi qualcuno inizia a storcere il naso e vorrebbero garanzie per avere almeno un nome fra le poltrone che contano in Europa.