“L’ho uccisa io”: La confessione e l’arresto, il compagno confessa l’omicidio

Dopo il delitto, l’uomo è fuggito ed è stato rintracciato dai carabinieri a Pandino, nel Cremonese. Non ha opposto resistenza e ha confessato durante l’interrogatorio.
La ricostruzione del femminicidio a Chignolo Po
Il corpo senza vita di Sabrina Baldini Paleni è stato trovato nella sua casa di via Mariotto a Lambrinia, alla periferia di Chignolo Po. A dare l’allarme è stata la figlia, preoccupata perché la madre, che lavorava come operatrice sociosanitaria in una RSA del Lodigiano, non rispondeva al telefono.
Quando è arrivata davanti alla villetta, ha percepito un forte odore di gas e ha chiesto l’intervento dei carabinieri e dei vigili del fuoco. All’interno, la tragica scoperta: Sabrina era morta, con evidenti segni di strangolamento.
Franco Pettineo trovato dopo la fuga
Subito sono partite le ricerche del compagno, Franco Pettineo, di professione autista, che si era allontanato dalla casa dopo il delitto. Pettineo, fratello dell’ex marito della vittima, è stato rintracciato alcune ore dopo a bordo della sua Dacia nera nei pressi di Pandino. Non ha opposto resistenza all’arresto e ha seguito i militari in caserma in silenzio.
La confessione e l’arresto
Interrogato a lungo dai pm di Pavia e Cremona, Valeria Biscottini e Andrea Figoni, Franco Pettineo ha confessato di aver ucciso Sabrina. La Procura di Cremona, diretta da Silvio Bonfigli, ha chiesto la convalida del fermo per omicidio aggravato dal rapporto di convivenza.
L’udienza davanti al gip è fissata per lunedì, mentre Pettineo è stato trasferito nel carcere di Cremona.
Un altro tragico femminicidio in Lombardia
La coppia viveva insieme da qualche anno nella villetta di mattoni rossi in via Mariotto, acquistata dopo la separazione di Sabrina dal marito. I due non erano noti per episodi di violenza o liti segnalate alle forze dell’ordine.
Sul posto, la Scientifica ha effettuato i rilievi per chiarire la dinamica di quello che appare come l’ennesimo caso di femminicidio. Sabrina e Franco non risultavano seguiti dai servizi sociali o dalle forze dell’ordine, nonostante la tragedia consumatasi tra le mura domestiche.