Insegnante morta dopo il vaccino: la decisione sul medico che le ha fatto l’iniezione

Cinzia Pennino, docente presso l’Istituto Don Bosco di Palermo, era tra le prime categorie a essere vaccinate contro il Covid-19, data la sua professione. L’8 marzo 2021, si era recata presso l’hub vaccinale della Fiera del Mediterraneo per ricevere la prima dose di AstraZeneca. Tuttavia, il medico presente aveva rifiutato la somministrazione a causa della sua obesità, considerata un fattore di rischio. Successivamente, l’11 marzo, il dottor Fazio le aveva somministrato il vaccino senza difficoltà. La famiglia ha sempre sostenuto che Cinzia fosse in buona salute prima della vaccinazione.

Dopo la vaccinazione, Cinzia Pennino era tornata a scuola l’11 marzo. Il giorno seguente aveva manifestato una leggera febbre, risolta con l’assunzione di Tachipirina. Tuttavia, il 21 marzo aveva iniziato a soffrire di forti dolori addominali e vomito. Non collegando questi sintomi al vaccino, si era recata al pronto soccorso del Buccheri La Ferla, dove una TAC aveva evidenziato una trombosi addominale. Trasferita al Policlinico, è deceduta 17 giorni dopo la somministrazione del vaccino.

L’accusa sosteneva che il medico avesse violato le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, non riconoscendo l’obesità della paziente e somministrando AstraZeneca invece di un vaccino mRNA come Pfizer o Moderna. Tuttavia, i periti del giudice hanno chiarito che, al momento dell’inoculazione, non esistevano protocolli obbligatori, ma solo raccomandazioni. Inoltre, hanno sottolineato che il rischio di trombosi nei pazienti obesi è elevato indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato.

Il giudice monocratico di Palermo ha assolto il medico Vincenzo Fazio dall’accusa di omicidio colposo per la morte dell’insegnante Cinzia Pennino, deceduta il 28 marzo 2021 a 46 anni, 17 giorni dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca. La sentenza è stata emessa con la formula “perché il fatto non sussiste”.

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