Natisone, i tre ragazzi “Rimasti al telefono sei minuti in attesa con la musica, poi…

31 maggio del 2024. Una data, questa, che resterà per sempre impressa nella memoria collettiva e tra le pagine di cronaca nazionali, legata al decesso di tre poveri ragazzi, Patrizia Cormos, 19 anni, assieme a due amici, Bianca Doros e Cristian Molnar. Era un giorno di maltempo, sulla nostra penisola.
La pioggia battente ha portato ad un’improvvisa piena del fiume Natisone che li ha travolti. Il loro abbraccio è rimasto nel cuore di ognuno di noi sino a quando, il macabro ritrovamento dei loro corpi senza vita, ha posto fine ad ogni speranza di poterli restituire ai loro familiari, oggi straziati dal vuoto incolmabile della loro assenza che mai si potrà rimarginare.
Quell’abbraccio è divenuto il simbolo dell’amicizia solidale, quella vera, autentica, che non abbandona, nemmeno quando è ormai evidente di essere alle prese con un destino maledetto e cruento che non lascia scampo, con la furia immane dell’acqua che avanza.
Le indagini, per ricostruire in dettaglio ,l’intera vicenda che ha sconvolto l’Italia intera, si sono protratte per mesi, esaminando ogni elemento che potesse rivelarsi utile a dare verità e giustizia a questi tre poveri ragazzi deceduti.
Dalle stesse è emerso che i tre sono rimasti al telefono sei minuti in attesa con la musica, e poco dopo… vi riveliamo tutto, dal momento che questo caso ha lasciato il mondo dell’informazione senza parole.
Le indagini, attorno alla scomparsa dei tre ragazzi, trascinati via dalla piena del Natisone, si sono concluse a fine gennaio e, per la prima volta, ieri, Mihaela, mamma di Patrizia Cormos, la ragazza di 19 anni morta, assieme ai due amici Bianca Doros e Cristian Molnar, ha potuto ascoltare la voce della figlia.
Lo ha fatto nel corso delle varie telefonate effettuate dai tre giovani ai soccorritori. La donna, intervistata dai media locali, ha rotto il silenzio, dicendo, con tono adirato e critico, che i tre sono stati messi in attesa, con una musichetta, senza nessun sostegno. Nonostante siano trascorsi mesi da quel maledetto giorno, è impossibile, per una madre, accettare il decesso di una figlia in questo barbaro modo.
La signora Mihaela ha aggiunto: ” Ci chiediamo come sia potuta accadere una cosa del genere. Chiunque chiami per chiedere aiuto non dovrebbe mai essere messo in attesa. Chi risponde dovrebbe cercare di rassicurare, di offrire una parola di conforto, e non lasciare che l’unico suono in linea sia una musica di sottofondo”. C’è una parte che è la più straziante, quella in cui la figlia capisce che è una corsa contro il destino, dicendo: “Non abbiamo più tempo – dice ai soccorritori – non ce la facciamo più. Solo un elicottero può salvarci”.
Purtroppo sappiamo tutti cosa è poi accaduto, poiché la piena del Natisone, il 31 maggio del 2024, non ha lasciato scampo ai tre ragazzi. Ora che le indagini sono concluse, l’ipotesi è quella di reato di delitto colposo per quattro persone coinvolte nell’inchiesta , per l’esattezza un infermiere e tre vigili del fuoco.
Nell’atto di conclusione delle indagini si parla di procedure di intervento disattese ma anche di lmezzi non idonei a quel soccorso, come un’autoscala. L’ elicottero sanitario sarebbe arrivato tardivamente, 43 minuti dopo il primo SOS. Quei tre minuti sono stati fatidici perché corrente aveva già trascinato via i ragazzi. Tantissimi, ancora, i dubbi che gli inquirenti dovranno fugare. Resta la disperazione dei genitori, rimasti orfani dei loro tre figli.