Zelensky disegna il futuro: “Trattative di pace, ma senza la Nato vogliamo l’atomica”
In un’intervista esclusiva con il giornalista britannico Piers Morgan, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso una posizione inedita, aprendo alla possibilità di negoziare direttamente con il presidente russo Vladimir Putin. Questo cambiamento di tono segna un punto di svolta significativo nella sua leadership, che finora si era contraddistinta per un’intransigenza granitica.
Zelensky ha dichiarato di essere pronto a sedersi al tavolo delle trattative con Putin “se questa è l’unica via per la pace in Ucraina e per non perdere altre vite”. Pur continuando a considerare Putin “un nemico“, il presidente ucraino sembra ora pronto a fare un passo indietro rispetto alla sua precedente posizione inflessibile. Dopo tre anni di guerra, le circostanze sono cambiate e la priorità è di evitare ulteriori sacrifici umani.
La fine del mantra dei confini del 1991
Nel corso dell’intervista, Zelensky ha anche fatto un ammissione sorprendente: l’Ucraina non può più perseguire insistentemente il ripristino dei confini del 1991, considerando che ciò potrebbe comportare la perdita di milioni di vite.
Questo segna un cambiamento radicale rispetto alla sua posizione iniziale, dove il ritorno ai confini pre-bellici era stato uno degli obiettivi principali del suo piano di pace in dieci punti. Il leader ucraino ha precisato che ciò non implica il riconoscimento dei territori occupati dalla Russia come parte della Federazione Russa.
Il dilemma della Nato e la proposta di armamenti nucleari
Un altro cambiamento sostanziale nelle dichiarazioni di Zelensky riguarda la sua visione della Nato. Da sempre uno dei punti cardine della sua politica estera, l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica sembra essere ormai un obiettivo remoto, almeno nel breve periodo. Zelensky ha infatti sottolineato che, vista l’incertezza sul futuro ingresso dell’Ucraina nella Nato, che potrebbe richiedere decenni, la domanda ora è quale protezione sarà garantita al Paese.
“La domanda è legittima”, ha affermato Zelensky: “Cosa ci proteggerà da questo male per tutto questo tempo, lungo tutto questo percorso? Quale pacchetto di supporto, quali missili?” E, se la risposta della Nato non arriverà, ha continuato il presidente ucraino, “restituiteci le nostre armi nucleari“. Questa dichiarazione sorprendente ha implicato una richiesta esplicita di armi nucleari da parte dell’Ucraina, in mancanza di una protezione adeguata da parte degli alleati occidentali.
La logica dietro le nuove condizioni per il negoziato
Zelensky ha anche ribadito che, qualora l’Ucraina non dovesse entrare nella Nato, non ci sarebbe più alcuna giustificazione per la permanenza delle forze russe sul suo territorio. “Putin deve ritirarsi completamente dal nostro territorio”, ha dichiarato, sottolineando che l’invasione russa è stata innescata dalla paura che l’Ucraina potesse diventare membro della Nato.
“Okay, non siamo membri della Nato: ora fuori dalla nostra terra“, ha affermato, tracciando una linea netta tra la fine delle ostilità e la sovranità territoriale ucraina.
Conclusioni: un cambiamento significativo nella strategia ucraina
Le parole di Zelensky segnano una rottura con il passato, un riconoscimento delle difficoltà crescenti e un’apertura verso nuove possibilità, pur mantenendo salde le linee rosse sulla sovranità e l’integrità del territorio. Le sue dichiarazioni potrebbero rappresentare una mossa strategica per tentare di aprire un canale di dialogo con la Russia, pur continuando a cercare sostegno da parte degli alleati occidentali.
In un contesto di guerra che si protrae ormai da tre anni, questo cambiamento di approccio da parte di Zelensky potrebbe essere la chiave per sbloccare un negoziato di pace, anche se irto di rischi e incertezze.