Bimba lasciata a digiuno dalla maestra, poi si giustifica: “Il padre è…”

Sono in tanti gli alunni, in Italia, che  usufruiscono del tempo pieno, comprensivo di mensa,  e le scuole rappresentano uno dei luoghi dove  i nostri figli trascorrono la maggior parte del tempo, ragion per cui l’episodio di cui stiamo per parlarvi, in men che non si dica, è divenuto virale.

Su di esso è in corso una vera e propria polemica che non conosce battute d’arresto e che continua a generare reazioni ,tra lo sconcerto e l’incredulità. In tanti sono i genitori che si sono immedesimati nella storia   di una bambina lasciata a digiuno da una maestra. 

La docente, dal suo canto, ha voluto spiegare la sua posizione e ne è conseguita una bufera che, ad oggi, non  conosce battute d’arresto,  anche perché la piccola ha solo 3 anni e frequenta l’asilo comunale “Il Giardino” di Frosinone. Una storia made in Italy, dunque, quella che sta infiammando  il mondo dell’istruzione. 

 I plessi scolastici di ogni ordine e grado, diventano, a volte, teatro di spiacevoli episodi che lasciano il segno nei lettori, specie quelli empatici, che ci mettono pochi secondi a  immedesimarsi in ciò che la bimba in primis, e di riflesso chi ne fa le veci, si è trovato a incassare. 

 Una vicenda forte, quella verificatasi nell’asilo comunale “Il Giardino” di Frosinone, in cui la maestra che si stava occupando di distribuire i pasti ai suoi piccoli alunni, non ha comminato il pasto ad una bimba di tre anni.  Il motivo? I suoi genitori non avevano pagato la retta da 30 euro. La docente ha rotto il silenzio, fornendo la sua versione dei fatti. 

Stando alle sue dichiarazioni, avrebbe cercando in tutti i modi di mediare, ma a suo dire il responsabile della cooperativa “Allfood Spa” che gestisce il servizio, non ha accolto le sue richieste.   Proprio per evitare che la piccola rimanesse a bocca asciutta, la maestra ha chiamato i suoi genitori e suo padre è  giunto all’asilo per riprendersi la figlioletta. 

La madre di quest’ultima ha dichiarato: «Si è trattato di una svista . Io e mio marito siamo persone oneste ed abbiamo sempre pagato regolarmente quanto dovuto. Secondo i conteggi effettuati dovevamo versare poco più di 30 euro. Ma se da parte nostra c’è stata questa inadempienza, va detto anche che sono stata avvisata soltanto alcuni minuti prima che mia figlia si sedesse al tavolo della mensa. Trovo che tutto questo sia veramente disumano. È stato impedito ad una bimba di tre anni di poter mangiare».

La dirigente dell’istituto comprensivo Monica Fontana  ha parlato di rigidità, che reputa inopportuna da parte della coop. La dirigente, informata del brutto episodio, ha aggiunto: “In fondo il pasto c’era e non glielo hanno voluto dare. Purtroppo adesso c’è una indicazione ben precisa da parte dell’azienda e le scodellatrici non vogliono richiami. Questo il motivo per cui la maestra ha dovuto avvisare i genitori della bambina. Noi abbiamo sempre fatto mangiare anche i bambini che si trovavano in difficoltà. Adesso purtroppo c’è un input molto più rigido da parte della ditta. Non nego che si tratta di una cosa molto grave e molto triste»”

La preside ha precisato alla stampa di aver inviato numerose pec al comune, per metterlo al corrente dei disguidi intercorsi con l’azienda che si occupa dell’erogazione dei pasti. Tra questi, il fatto che le  maestre  abbiano ricevuto, in violazione della privacy, gli   elenchi dei genitori morosi, cui si sommano le dimenticanze dei pasti speciali agli alunni celiaci.

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