Neoplasia alle ovaie, parla l’oncologo: “Ecco l’errore da evitare assolutamente” 

La neoplasia ovarica è una condizione caratterizzata dalla crescita anormale di cellule nelle ovaie, le ghiandole responsabili della produzione di ovuli e ormoni femminili. Queste neoplasie possono essere benigni, borderline o maligni, e la loro evoluzione varia a seconda del tipo e dello stadio in cui vengono diagnosticati.

Tra le neoplasie maligne, il carcinoma ovarico è particolarmente pericoloso a causa della difficoltà di individuazione precoce.I sintomi iniziali sono spesso aspecifici e includono gonfiore addominale, dolore pelvico, alterazioni dell’appetito e della digestione, e frequente necessità di urinare. Tali segnali sono facilmente confusi con altre condizioni meno gravi, il che spesso ritarda la diagnosi.

Per questo motivo, è fondamentale prestare attenzione a eventuali cambiamenti persistenti nel corpo e consultare un medico per approfondimenti. La diagnosi si basa su una combinazione di esami clinici e strumentali, come l’ecografia transvaginale e la TAC o RMN, oltre a esami del sangue per la rilevazione di marker tumorali come il CA-125. Tuttavia, una conferma definitiva richiede spesso una biopsia, che analizza il tessuto per determinarne la natura benigna o maligna.

Il trattamento dipende dallo stadio della patologia e può includere la chirurgia per rimuovere la neoplasia, la chemioterapia per combattere eventuali cellule residue, e terapie mirate o immunoterapia nei casi più avanzati. La prevenzione si basa principalmente su controlli regolari, e la consapevolezza e l’attenzione ai segnali del corpo possono fare la differenza nel garantire una diagnosi tempestiva e un trattamento efficace.

Un noto oncologo è intervenuto in queste ore a chiarire qual è l’errore da evitare assolutamente quando si ha a che fare con questo tipo di neoplasia. Si tratta di un aspetto fondamentale da non trascurare per avere una chance importante di sopravvivenza. 

L’oncologo Paolo Sammartino, esperto in citoriduzione e chemioipertermia al Policlinico Umberto I di Roma, ha commentato la scelta della modella Bianca Balti di ritardare l’intervento di rimozione delle ovaie nonostante fosse portatrice della mutazione BRCA.

Sammartino ha sottolineato che procrastinare tale intervento, in presenza di questa mutazione, non è una scelta prudente, sebbene sia comprensibile il timore per gli effetti collaterali della menopausa indotta. Le donne giovani in premenopausa spesso temono i disturbi associati alla menopausa chirurgica, come secchezza vaginale, dolore durante i rapporti sessuali e calo della libido.

Tuttavia, tali sintomi possono essere gestiti con terapie ormonali di supporto, soprattutto se la paziente ha già effettuato una mastectomia profilattica. È fondamentale fornire un’adeguata informazione preoperatoria e un supporto psicologico per limitare l’impatto negativo sulla qualità della vita.

Sammartino ha evidenziato che il carcinoma ovarico si manifesta nel 75% dei casi in stadi avanzati, rendendo spesso inutili le ricerche di sintomi precoci. Per le donne a rischio, è cruciale un monitoraggio regolare attraverso visite ginecologiche ed ecografie annuali. Inoltre, sempre secondo il noto oncologo, è da evitare soprattutto una cosa: “Da chirurgo specializzato nelle neoplasie a diffusione peritoneale devo dire che a mio avviso il più frequente errore che si commette in queste forme, già così diffuse dall’inizio, è quello di operare immediatamente”.

Per il dottor Sammartino, la chemioterapia neoadiuvante, somministrata prima dell’intervento chirurgico, rappresenta un’opzione terapeutica efficace per ridurre significativamente la massa in molti casi di neoplasia. Questo approccio rende l’intervento chirurgico successivo più sicuro e radicale.

Inoltre, nel 20% dei casi, l’esame istologico condotto sui tessuti asportati non rileva più tracce della patologia, indicando una completa risposta patologica al trattamento preoperatorio. L’approccio preventivo e personalizzato rimane il metodo più efficace per migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita delle donne portatrici di mutazioni BRCA, riducendo il rischio di sviluppare tumori maligni ovarici o mammari.

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