Filippo Turetta: «Nessuno può perdonarmi». Domani la sentenza per l’omicidio di Giulia Cecchettin

Il prossimo 18 dicembre Filippo Turetta compirà 23 anni. Per quella data saprà qual è la sua sentenza. Il verdetto della Corte d’Assise di Venezia arriva domani, martedì 3 dicembre. I giudici decideranno il suo destino. Il giovane è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. È detenuto nel carcere di Montorio dal 25 novembre, quasi un anno dopo aver confessato il delitto dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin.

In una lettera dal carcere, Turetta ha espresso il suo pentimento: «Non ho mai chiesto scusa perché nessuno può perdonarmi. Le scuse sembrano piccole di fronte al dolore che ho causato. Quello che ho fatto è terribile e grave». Le sue parole, intrise di rammarico, non possono però cancellare l’orrore di quanto accaduto l’11 novembre 2023.

“Pensare al perdono è ridicolo e fuori luogo”

Turetta ha spiegato il motivo per cui non chiede perdono: «Pensare al perdono adesso sarebbe ridicolo e fuori luogo. Anche se qualcuno lo concedesse, sarebbe falso e superficiale». Ha riconosciuto che «servirebbe molto tempo per aprire un discorso su questo tema». Nelle sue lettere non nomina mai Giulia, ma il peso delle sue azioni emerge chiaramente: «Mi dispiace infinitamente per tutto quello che ho fatto».

“Un rapporto tossico e ossessivo” con Giulia

Il rapporto con Giulia Cecchettin era diventato un legame malato, segnato da manipolazione e ricatti emotivi. Pochi giorni prima del delitto, Turetta scriveva: «O lei o niente». Non riusciva a immaginare un futuro senza di lei. Quando Giulia ha deciso di troncare la relazione, la frustrazione e il senso di possesso hanno prevalso. Turetta ha ammesso: «Mi sembrava ingiusto che io soffrissi mentre lei poteva continuare a vivere normalmente. Ho pensato di toglierle la vita»

A Montorio, Turetta vive in una sezione protetta, riservata ai detenuti accusati di violenze di genere. Condivide una cella, segue un corso di inglese, frequenta la palestra e partecipa ad attività musicali. Ha iniziato un percorso di riflessione, ma il cammino verso la consapevolezza appare lungo e doloroso.

Domani, davanti alla Corte d’Assise di Venezia, sarà presente in aula per ascoltare la sentenza. Rischia l’ergastolo.

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