Paolo Savona: ‘Grazie a questa manovra l’Italia crescerà’
“Che possa essere io a garantire gli effetti mi sembra esagerato. Posso solo garantire che lo schema logico sottostante e le decisioni pratiche aiuteranno l’Italia”.
Lo ha dichiarato il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, parlando degli effetti della manovra economica proposta dall’esecutivo giallo-verde, in un’intervista rilasciata a Panorama.
“La manovra è espansiva perché se lo Stato spende il 2,4 per cento – circa 40 miliardi di euro – in più dello scorso anno, anche la domanda aggregata crescerà. Coloro i quali sostengono che la manovra non consentirà una crescita dello 0,5 per cento – poco più di 8 miliardi – nel 2019 per riportare il Pil reale ai livelli ancora insoddisfacenti del 2018 a causa dei mutamenti del clima internazionale, devono aver studiato su libri di economia rari, di cui è difficile procurarsi copia” ha spiegato Savona.
“Sono d’accordo che non ci siano abbastanza investimenti e perciò ho sostenuto che questa deve essere la sfida politica che il Governo si è data.” Ma “se riusciamo a portare la crescita degli investimenti del’1 per cento nel prossimo anno e al 2 nel successivo biennio, si potrà crescere ancora di più, riassorbendo il costo delle spese sociali e accelerando la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil” ha aggiunto il ministro, che sul difficile rapporto dell’Italia con l’Europa, ha osservato: “Resterà difficile finché non vengono apportate le correzioni all’architettura istituzionale e alle politiche seguite, divenute di stampo conservatore, che ignorano la spinta al cambiamento proveniente dagli elettori. È pur vero che queste spinte sono di natura diversa – la Germania pensa diversamente dell’Italia e così via – ed è perciò che sostengo la necessità di una ‘europeizzazione’ del cambiamento; ossia il bisogno di incanalare l’eterogeneità delle spinte entro una logica europea”.
E alla domanda se il governo di cui fa parte è in guerra con l’Europa, il ministro ha risposto “La nostra concezione di un’Europa di pace e di benessere che mosse i Padri fondatori della Comunità, poi l’Unione, e trovò grande consenso presso la pubblica opinione non ha retto alla prova delle vicende che sono seguite alla firma del Trattato di Maastricht”.