L’infermiera picchiata a Castellammare: “Presa a calci, sono distrutta”
Anna Procida è sconvolta. L’infermiera aggredita al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia ha sul volto i segni evidenti della violenza subita. Per lei una prognosi di venticinque giorni e lo shock di essere stata picchiata mentre svolgeva le sue funzioni.
La giovane, intervistata dal Mattino, ha raccontato della terribile esperienza e ha espresso tutta la rabbia contro un sistema che non funziona più da tempo: “Oggi sono delusa. Non riesco a pensare ad altro e al modo in cui sono andate le cose, nessuno ci ascolta, siamo abbandonati a noi stessi“.
Il racconto della violenza subita
L’infermiera ha ripercorso quei terribili momenti: “Solite situazioni di tutti i giorni, quattro persone erano in un’area di codice rosso vicino ad un paziente. Non potevano stare lì e affollare la sala così ho chiesto che uscissero e hanno cominciato prima a inveire e a offendere poi a picchiarci“.
Anna era di turno assieme alla sorella Mariarosaria, anch’ella infermiera di pronto soccorso: “Avevamo da poco iniziato il turno di notte, erano le 20.30, provavamo a mettere ordine nel reparto chiedendo ai parenti nelle stanze di spostarsi in sala d’aspetto. Un gruppo che si trovava vicino a un paziente ha cominciato a inveire“.
Il racconto continua con gli insulti ricevuti e i momenti concitati in cui il gruppo di parenti del paziente ha perso le staffe: “Mia sorella è stata aggredita da una donna che le ha tirato i capelli e l’ha strattonata a terra, io sono stata portata fuori da un uomo che mi ha messo la mano sulla spalla dicendomi “vieni con me” quando siamo arrivati all’uscio mi sono girata mi ha sferrato il pugno. Mi ha preso a calci mentre ero a terra con il naso rotto. Il medico di turno mi ha soccorso e medicato mentre arrivavano le forze dell’ordine”.
Anna Procida: “Una continua violenza”
L’infermiera: “Sono troppo arrabbiata, quello che è accaduto a noi è la quotidianità in pronto soccorso.
Qualche sera prima ad un collega hanno rotto gli occhiali. La violenza da parte dei parenti è diventato un fatto ordinario. Stiamo denunciando da mesi che lavoriamo in condizioni disumane con gente inferocita che non riusiamo a gestire. Dobbiamo chiedere il permesso per passare e anche se trattiamo un’emergenza restano lì vicino ai parenti, siamo costretti a scavalcare le persone che affollano il pronto soccorso”.
Un sogno, quella della giovane coltivato con passione, dedizione e impegno: “Era il sogno di una vita, ma non così. Non avrei mai immaginato di lavorare in queste condizioni. Appena laureata ho iniziato in una clinica privata, poi sono stata al Cardarelli e quando sono arrivata nell’ospedale della mia città ero felice. Da tre anni sono al San Leonardo e da un anno ho un contratto a tempo indeterminato”.