Marine Le Pen a Libero: “Immigrati, grazie all’Italia libereremo l’Europa. Macron? Finirà come Renzi”

Basta spostarsi un po’ a destra e si scopre che la Francia per l’Italia può non essere solo un nemico, altezzoso, egoista, insopportabile e che vuol farci le scarpe non solo in Libia ma anche in casa nostra. La faccia democratica di quel che era il Paese dei Lumi non è quella arcigna e spigolosa di Emmanuel Macron, En Marche sì, ma solo per se stesso. Per uno dei soliti, straordinari giochi della storia, il buono diventa cattivo e il cattivo si scopre molto diverso da come è stato dipinto. Così, la nazionalista Marine Le Pen, spauracchio di mezza Europa, oggi è il volto doux della Francia, quella che non insulta il nostro governo, non sta con i banchieri, non ritiene l’immigrazione un problema solo italico.

Il presidente Macron ha insultato il governo Lega-M5S, dicendo che è vomitevole con gli immigrati e sparge la lebbra del populismo in Europa: perché ha detto questo?
«Dietro l’aspetto sorridente di Macron c’è una persona che non sopporta il contraddittorio e perfino chi la pensa diversamente da lui. Nel corso dei mesi questi aspetti della sua personalità si sono rivelati ai francesi che adesso lo giudicano autoritario e sprezzante. A livello internazionale dà un esempio terribile».

Quali sono invece le sensazioni dei francesi verso il nuovo governo italiano? 
«L’alleanza della Lega e del Movimento Cinquestelle ha inizialmente sorpreso l’opinione pubblica francese che non si aspettava questo sconvolgimento politico in Italia ma ha stupito tutta Europa. Per i nazionalisti francesi il successo politico di Salvini è il segno precursore della liberazione dell’Europa».

La linea di Salvini sugli immigrati è apprezzata dai francesi?
«L’annuncio del rifiuto di accogliere Aquarius è stato visto come un atto di coraggio e rottura rispetto all’irresponsabile politica migratoria dell’Unione. Alla luce dei sondaggi francesi, posso dire che la posizione di Matteo sull’immigrazione è approvata e appoggiata dalla grande maggioranza dei miei connazionali».

Si aspettava il boom elettorale della Lega? 
«Matteo è un amico e un nostro alleato. Grazie al suo impulso la Lega ha sviluppato una linea politica e strategica molto vicina al Rassemblement National, con una visione sovrana e sociale. E ciò fa della Lega un nostro partito fratello. Le nostre posizioni in materia di immigrazione sono pressoché identiche ».

Lei ha dichiarato un mese fa che Cinquestelle è ambiguo: conferma questa sensazione? 
«Cinquestelle è per noi francesi un Ufo politico; siamo lieti che la Lega abbia trovato con il Movimento i percorsi di un’alleanza positiva per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Questo dimostra l’abilità e la grande visione politica di Salvini».

Il boom di Salvini in Italia e la sua linea sugli immigrati hanno rotto gli equilibri in Europa. Riuscirà il leader della Lega a rivoluzionare davvero la Ue?
«Salvini è impegnato con l’Ue in una resa dei conti e in questo si unisce ai Paesi di Visegrad, che di fatto sono già in secessione. L’Europa vede questa come una vera e propria rivoluzione che la sta scuotendo dalle fondamente e mette in discussione tutto il progetto. In questo grande sconvolgimento politico e democratico, gli italiani hanno un ruolo storico: mostrano la strada che dovrebbero seguire tutti i popoli europei».

Dopo il voto europeo del 2019 ci i sovranisti saranno maggioranza relativa all’Europarlamento? 
«La vittoria dei sostenitori dell’Europa delle nazioni deve essere un obiettivo comune e concertato per il 2019. Possiamo essere la maggioranza del prossimo Parlamento europeo. Potremo quindi stabilire il quadro della cooperazione europea nel rispetto delle nostre popolazioni e dei nostri Stati».

Come giudica l’attuale stato dell’Unione Europea? 
«L’Ue è in bancarotta, il suo modello politicamente federalista e economicamente libero-scambista è senza fiato. Un modello screditato dai suoi fallimenti e dalla sua visione limitata. Spetta a noi definire per gli europei un nuovo quadro di cooperazione tra le nazioni».

Com’è la Ue che vorrebbe lei?
«Vogliamo sostituire l’Unione europea con un progetto che chiamiamo “Unione delle nazioni europee”, che è un’organizzazione europea rispettosa dei nostri Paesi, dei nostri rispettivi interessi nazionali e libera dal giogo delle oligarchie finanziarie. Una nuova organizzazione dell’Europa che tenga conto della difesa dei nostri beni comuni, della nostra sicurezza alimentare, del nostro ambiente minacciato in particolare dagli accordi di libero scambio e dall’ultraliberalismo».

Gli immigrati sono il simbolo dell’ipocrisia della Ue: nessuno li vuole ma solo Salvini e Orban lo ammettono. Condivide l’opinone di chi ritiene che l’Europa rischi di esplodere sul caso immigrati?
«L’immigrazione è un fenomeno di grande portata che interessa tutti. Lo sappiamo perché mette a repentaglio i nostri sistemi economici, sociali e le nostre identità. Ciò che gli immigrazionisti dell’Unione europea non avevano previsto è che questa ondata avrebbe messo anche le loro istituzioni fuori gioco, provocando la legittima rivolta dei popoli».

Quali soluzioni propone per arginare l’invasione degli extracomunitari?
«È una questione di determinazione. Salvini e Orban indicano la strada: hanno saputo dire no».

Il sentimento anti-immigrati è alla base del fallimento della sinistra europea. Questo fallimento è dovuto più alla minaccia terroristica, alla mancata difesa che la sinistra ha fatto di cultura e tradizioni europee e cristiane o alla crisi economica?
«La sinistra ha tradito il popolo. Ha dimenticato che la solidarietà e il sociale sono il prolungamento del sentimento nazionale. Sostenendo l’immigrazione incontrollata, essa ha assecondato la grande industria e sostenuto l’abbassamento dei salari e, con la globalizzazione dei benefici sociali, ha favorito il collasso dei nostri sistemi sociali. È legittimo che le persone si rivolgano a noi».

Ha cambiato idea sull’euro o l’uscita dalla moneta unica per lei è ancora una priorità? 
«Non ho cambiato idea. L’euro è una valuta inadatta alle nostre economie e, quindi, uno strumento di impoverimento dei nostri Paesi. Vogliamo recuperare la nostra sovranità secondo un programma che inizierà con i confini e finirà con la questione del denaro. Questa questione dovrebbe essere posta con calma e studiata con tutti i paesi interessati».

L’Europa è stata uccisa dai burocrati di Bruxelles che pensano solo alle banche o dai singoli Stati che pensano solo agli affari loro?
«Il sistema messo in atto da Bruxelles è costruito per garantire alle élite un governo eterno: Barroso che ha avuto un incarico in una banca d’affari e Macron che ne è da poco uscito sono esempi lampanti di come l’Ue tradisca l’idea europea. Tocca a noi rivitalizzarla».

Ritiene che la Merkel sia alla fine del suo regno ventennale? 
«Merkel è una cancelliera instabile. La sua coalizione è fragile ed è contestata nel suoo stesso partito: è tempo di chiudere questa parentesi che ha visto instaurarsi uno squilibrio a favore della Germania e a scapito di tutti gli altri Stati membri. Tutti i Paesi, inclusa la Germania, hanno un interesse sul lungo periodo a un riequilibrio dell’Europa».

Adf può diventare il partito di maggioranza in Germania. Non teme l’estrema destra tedesca? 
«Mi rallegro dei successi dei partiti nazionali ovunque si verifichino in Europa. Gridare al ritorno degli anni Trenta oggi in Europa è ridicolo».

Quale posizione ritiene che debba avere l’Europa rispetto alla Nato e agli Usa? 
«Spetta a ciascun Paese trovare le vie politiche per difendere i propri interessi. Dobbiamo affrancarci dalla tutela americana e uscire dalla logica di alleanze militari anacronistiche che ci impegnano in guerre che non ci appartengono».

E rispetto a Putin e la Russia?
«Dobbiamo ristabilire le relazioni con la Russia in conformità con i nostri interessi diplomatici e commerciali, per questo dobbiamo porre fine alle sanzioni economiche, che ora ci stanno danneggiando».

Brexit è un’occasione per fare una vera Europa, ora che ci siamo liberati di Londra che era la quinta colonna Usa nella Ue?
«Brexit deve essere analizzata come il fallimento dell’attrattiva dell’Unione europea. Gli inglesi ci hanno dato una bella lezione di indipendenza che ci impegna a passare a una diversa modalità di cooperazione europea. La Gran Bretagna resta un partner dei nostri Paesi e, nel quadro di un’Europa à la carte, saremo in grado di ricollegarla ad una cooperazione utile».

Fallimento della società multietnica o diffidenza verso la finanza: a cosa attribuisce il crollo di popolarità di Macron in Francia?
«La maschera è caduta. Dietro le promesse di conquiste economiche ora appaiono la finanza predatrice e il banchiere d’affari. Macron è il Renzi francese e finirà come lui».

In Italia si dice che con Macron i francesi sono diventati nostri nemici ancora più dei tedeschi: ci sbagliamo o abbiamo ragione?
«Le affermazioni offensive di Macron non rappresentano la Francia, che invece guarda all’Italia talvolta con stupore e ammirazione per l’esempio che sta dando».

Perché ha perso le elezioni contro Macron? Perché avete cambiato il vostro nome?
«Macron è una mutazione abile del sistema e questo gli ha permesso momentaneamente di restare al potere. Abbiamo avuto contro la coalizione di tutti gli interessi in gioco, può essere anche che la Francia non fosse ancora pronta a credere nel cambiamento. Quello che sta succedendo in Europa aiuterà i francesi ad aprire gli occhi. Il cambiamento del nome si inscrive nella rifondazione del nostro movimento. Ne è una tappa essenziale che deve consentigli di diventare un movimento non più solo di opposizione ma di governo, capace di riunire una maggioranza di francesi intorno a un progetto».

La Lega sta subendo un’offensiva giudiziaria sui soldi, lei pure: è casuale o c’è un tentativo di fermare i populisti?
«Se il sistema governa molto male, si difende bene e tenta con tutti i mezzi di togliere ai popoli le loro vittorie elettorali. Queste persecuzioni giudiziarie che sconfinano nell’accanimento mirano a mettere la museruola ai movimenti nazionali».

Marion sarà la sua erede?
«Mia nipote Marion, che è molto talentuosa, ha deciso di discostarsi dalla politica e rispetto la sua scelta. In ogni caso credo intimamente che ciò che conta non sono le persone ma le idee».

 

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