“Lo hanno trovato così”. Filippo Turetta, il retroscena sull’arresto da parte della polizia tedesca
Omicidio Giulia, si scopre come è stato arrestato Filippo Turetta. Dopo il ritrovamento nei pressi del lago di Barcis, in provincia di Prodenone, del cadavere della 22enne l’ex fidanzato è stato fermato in Germania. Su di lui pende l’accusa di omicidio aggravato. Sul corpo della ragazza sono stati trovati i segni di coltellate su mani, braccia, collo e testa. Il ragazzo era stato iscritto nel registro degli indagati dopo il rinvenimento di un video che ha registrato le immagini dell’aggressione.
Nelle ultime ore, prima dell’arresto, i genitori di Filippo Turetta avevano lanciato un appello: “Filippo, consegnati alle forze dell’ordine, così puoi spiegare cosa è successo”. L’ultima volta la Fiat Punto nera del giovane era stata avvistata tramite il sistema di tracciamento delle targhe a Lienz, in Austria. Nei giorni scorsi aveva fatto delle ricerche on line su kit di sopravvivenza e itinerari estremi: probabilmente aveva programmato la fuga. Ma in Germania ha commesso un errore che gli è costato l’arresto.
Come hanno arrestato Filippo Turetta
Il 22enne è stato arrestato mentre stava viaggiando nel sud della Germania. Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, Filippo Turetta è stato arrestato all’alba mentre era fermo su un’autostrada in Bassa Sassonia, a 150 chilometri da Lipsia. Si trovava a bordo della strada, con le luci spente: la legge tedesca prevede che le luci siano sempre accese. I poliziotti tedeschi si sono così fermati per un controllo e hanno riconosciuto il giovane e la targa, che era stata segnalata dall’Interpol.
Stefao Tigani, avvocato della famiglia Cecchettin ha detto: “Abbiamo avuto stamattina la notizia che ci aspettavamo. Ringrazio di cuore le forze dell’ordine, l’Arma e le procure, è stata una settimana pesantissima, abbiamo visto una grande parte d’Italia starci accanto. Ora inizia il processo che dovrà spiegare i fatti. Solo l’accertamento tecnico dei fatti potrà dire cosa è successo, quantomeno abbiamo riportato Giulia a casa. Siamo in uno Stato di diritto, non di polizia, seguiremo il processo”.
Qualche giorno fa il giovane aveva commesso un’altra leggerezza: aveva usato banconote sporche di sangue per fare benzina in un distribuore: “Le telecamere – riporta il Corriere Veneto – hanno inquadrato l’auto, la Fiat Punto nera, ed il ragazzo che introduceva il denaro nello sportello. Quando il titolare della stazione di servizio ha aperto l’impianto, qualche giorno dopo, tra le banconote ne ha trovata una da 20 euro con macchie di sangue”. Ora un giudice tedesco valuterà il mandato di arresto europeo e deciderà sulla consegna del ragazzo che sarà processato in Italia.