Salvini annuncia il taglio delle scorte: “585 sono troppe, chi non ha bisogno prenda il taxi”. Saviano, hai capito?
Un contingente di 2.072 agenti è impegnato nella tutela di 585 «personalità» a rischio in Italia: magistrati, politici, giornalisti, imprenditori. Troppe, secondo il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha lanciato un piano di «razionalizzazione» con l’obiettivo di «prevenire abusi, sprechi e inutili sacrifici alle donne e uomini in divisa. Siamo il Paese più scortato d’Europa». Già negli anni passati erano state annunciate revisioni del sistema di protezione, ma il caso Biagi (il giuslavorista ucciso dalle nuove Br dopo che gli era stata revocata la scorta) ha poi sempre suggerito cautela nelle scelte. L’indicazione del ministro è arrivata nel corso della riunione di ieri del Comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza, cui hanno partecipato i vertici dei servizi d’intelligence e delle forze di polizia. Su tutti i dispositivi di protezione attivi Salvini ha chiesto un approfondimento «per evitare errori di valutazione e garantire la tutela a chi davvero è in pericolo».
Nel mirino, assicura il titolare del Viminale, non c’è il suo strenuo oppositore Roberto Saviano, che gode di una tutela di secondo livello, ovvero con un’auto specializzata. «Non mi permetterò – spiega – di guardare nomi e cognomi delle scorte, ho solo chiesto ai tecnici di ragionare sull’ipotesi di rivedere alcune di queste quasi 600 tutele. Probabilmente la prossima settimana mi porteranno una direttiva con criteri oggettivi in base ai quali chi, secondo gli esperti, rischia, sarà più tutelato. Chi non rischia più alcunché prenderà il taxi, il treno, la metropolitana, come tutti gli altri comuni mortali». Nelle scorte sono impegnati 910 poliziotti, 776 carabinieri, 290 finanzieri e 96 operatori della polizia penitenziaria. I dispositivi di protezione si dividono in quattro categorie, in base al livello di rischio. Quello più elevato è scattato per 15 persone e impegna 171 agenti. Il secondo livello, scorta su auto specializzata, occupa 383 agenti per 57 cittadini. Seguono 276 casi di tutela su auto specializzata (823 agenti impiegati) e 237 tutele su auto non protetta e che coinvolge 695 operatori. Dei 585 protetti dallo Stato, la maggior parte sono magistrati (277); seguono i politici (69) e i dirigenti d’impresa (43). Si registrano poi 21 giornalisti e 18 esponenti governativi.
Oltre ai servizi di scorta, lo Stato mette a disposizione 38 servizi di vigilanza fissa con 221 persone impegnate: 18 poliziotti, 56 carabinieri, 147 unità dell’esercito. Il maggior numero di scorte si concentra nel Lazio e in Sicilia, rispettivamente con il 31,6% e il 21,9% delle misure di protezione nazionali. Seguono Calabria (12,5%), Campania (12%), Lombardia (7,2%). È l’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale (Ucis) – organismo nato proprio in seguito all’uccisione di Marco Biagi per centralizzare le decisioni all’interno del dipartimento della Pubblica sicurezza – che adotta i provvedimenti e gestisce l’apparato di protezione attraverso la raccolta e l’analisi coordinata delle informazioni relative alle situazioni personali di rischio che arrivano dal territorio. In pratica, sono i prefetti a segnalare le persone che necessitano di scorte. L’Ucis raccoglie la segnalazione e decide sull’applicazione dei dispositivi.