YARA GAMBIRASIO, DOPO 13 ANNI ARRIVA L’ANNUNCIO PER MASSIMO BOSSETTI
L’omicidio di Yara Gambirasio è, indubbiamente, uno dei casi di cronaca nera che ha segnato profondamente l’ultimo decennio, innescando un fortissimo clamore mediatico. In tanti, facendo un passo indietro nel tempo, ricorderanno la storia di questa povera ragazzina, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita diverso tempo dopo, il 26 febbraio 2011 in un campo aperto a Chignolo d’Isola.
Yara, all’epoca dei fatti, aveva solo 13 anni. Si era recata intorno alle 17:30 presso il centro sportivo del suo paese, dove era solita allenarsi nella ginnastica ritmica, la sua passione, cui era molto portata.
Da allora di lei si persero le tracce. I genitori sporsero immediatamente denuncia e venne aperto un fascicolo per sequestro di persona. Le ricerche si intensificarono e ci si avvalse del prezioso aiuto dei cani molecolari.
Tre mesi dopo , fu un aeromodellista, per puro caso, a rinvenire il cadaveredella piccola ginnasta Si procedette all’esame autoptico e sul suo corpo furono rilevati numerosi colpi di spranga, un trauma cranico, una profonda ferita al collo e almeno sei da taglio.
Il procedimento giudiziario, come tutti sapranno, si è concluso il 12 ottobre 2018 con la condanna definitiva all’ergastolo di Massimo Bossetti, muratore di Mapello, all’epoca 44enne, sposato e padre di tre figli, incensurato, accusato di aver commesso la cosa in seguito a un’aggressione sessuale. Dopo 13 anni dalla dipartita di Yara, arriva un annuncio che interessa Massimo Bossetti.
Il ricorso della difesa di Massimo Bossetti, formata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, è stato accolto dalla Cassazione, con rinvio per nuove esame davanti alla Corte di Assise di Bergamo, in tema di indagini difensive funzionali all’eventuale promovimento del giudizio di revisione.La Prima Sezione ha annullato con rinvio l’ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte di assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa di Bossetti il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive in vista dell’eventuale revisione del processo.
Dopo la decisione emessa in camera di consiglio dagli ermellini, al termine di una discussione a porte chiuse, la Corte di assise di Bergamo dovrà consentire alla difesa la ricognizione dei reperti, nei limiti già autorizzati in precedenti provvedimenti, stabilendo contestualmente le opportune cautele idonee a garantirne l’integrità.
All’esito della ricognizione, se la difesa avanzerà nuova specifica richiesta, la Corte di assise dovrà valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità. L’avvocato Claudio Salvagni, difensore del muratore di Mapello, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’uccisione di Yara Gambirasio, ai microfoni dell’Adnkronos, ha dichiarato: “In attesa di leggere il provvedimento della Cassazione, e in base a quanto apprendiamo dalla stampa, siamo molto contenti: ora iniziamo il percorso per dimostrare che quel Dna non è di Massimo Bossetti”.
Salvagni, come riportato sul Quotidiano Nazionale, ha rilasciato la sua opinione a caldo:: «A questo punto la difesa può finalmente iniziare un percorso per dimostrare che quel Dna di Ignoto 1 non appartiene a Massimo Bossetti». Si tratta del risultato di una serie di richieste presentate dalla difesa a partire dal 2019, quando i difensori di Bossetti avevano chiesto di vedere, oltre alle provette con 54 campioni di Dna, anche gli slip, i leggings, la biancheria, le scarpe e tutto quello quello che Yara indossava il 26 novembre del 2010 e sui sono state trovate o si potrebbero trovare tracce biologiche del colpevole.
La prima decisione del tribunale di Bergamo consentiva alla difesa una ricognizione non invasiva, senza contatto con i reperti, alla presenza della polizia giudiziaria. Il blocco era arrivato alla richiesta di tempi e modalità presentata dagli avvocati di Bossetti.