“Ecco quanto costerà il Canone Rai”. Annuncio ufficiale del governo, la decisione sulla tassa tv
Canone Rai, cambia l’importo che ogni italiano dovrà pagare per finanziare il servizio pubblico. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato la legge di bilancio 2024. Da anni si discute su quella che da una fetta importante della popolazione è considerata la tassa più odiosa o, se non è così, almeno tra quelle più indigeste. Già nei mesi scorsi il ministro Giorgetti aveva ipotizzato alcuni aggiustamenti.
“È evidente che il canone Rai dalla bolletta deve uscire, per quest’anno lo abbiamo mantenuto e mi sono preso tante critiche, ma deve uscire”, spiegava. E ancora: “una pluralità di ipotesi di riforma allo studio. Ormai le nuove tecnologie permettono di vedere” i programmi televisivi anche tramite smartphone e tablet. Qualora il presupposto impositivo dovesse essere il possesso di una utenza telefonica comporterebbe di ridurre il canone pro capite”.
Legge di bilancio, Canone Rai tagliato da 90 a 70 euro
“Basti pensare che oggi il canone risulta pagato da 21 milioni di utenti e le utenze telefoniche attive sono circa 107 milioni”, aveva spiegato. In attesa di capire cosa succederà una cosa è certa: dal 2024 il canone Rai sarà più basso. Il prezzo passerà da 90 a 70 euro l’anno, sempre sulla bolletta energetica. ”Un quarto del canone non viene più pagato in bolletta”, ha spiegato ancora il ministro dell’Economia.
Che sembra seguire la linea del suo partito. Il progetto delle Lega nel lungo periodo prevede, infatti: “Una progressiva riduzione dell’importo del canone Rai, con un taglio a cadenza annuale del 20 per cento, fino al suo totale azzeramento” e anche la ridefinizione “univoca” del concetto di servizio pubblico (“indispensabile per mantenere e affermare i valori culturali e sociali e difendere, al contempo, le identità locali”)”.
“Pensando anche a un nuovo canale “interamente dedicato alla trasmissione di programmi e rubriche di promozione culturale, nel quale non possono essere trasmessi spot”: questo quanto previsto nella bozza del ddl leghista dal titolo ‘Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in materia di servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riduzione e abolizione del canone di abbonamento e disciplina della società concessionaria del servizio pubblico”.