“Da sabato nessun contatto”. Ansia per i due italiani in Israele: chi sono e cosa sta succedendo
Sale la tensione nella striscia di Gaza, da ieri l’area è cinta d’assedio dalle forze israeliana. Un’azione di rappresaglia dopo gli attacchi di sabato da parte dei militanti di Hamas che sta mietendo centinaia di vittime. La strategia israeliana punta a demolire dalle fondamenta la resistenza di Hamas, bombardamenti aerei a tappeti che dovrebbero essere la via maestra per un’azione militare terrestre. Azione dalla quale Hamas ha messo in guardia minacciando la vita degli ostaggi.
“Per ogni civile ucciso nella striscia, uccideremo un ostaggio”, è stato il messaggio fatto arrivare al governo israeliano che, da parte sua e forte di un grande consenso popolare, non ha per ora intenzione di trattare almeno alla luce del sole. Si muovono, invece, le diplomazie internazionali a cominciare da quella italiana. Tra i circa 100 ostaggi (ma il numero è tutt’altro che certo) ci sono anche due italiani.
Guerra in Israele, appello per chiedere il rilascio dei due italiani
Nelle ore scorse a Raio Rai è arrivato il messaggio del figlio della coppia Rai Yotam Kipnis, 29 anni, primo dei due figli dei due coniugi. In un accorato appello ha chiesto al governo italiano di prodigarsi in ogni modo per salvare la vita di Eviatar Moshe Kipnis e Liliach Lea Havron, rapiti nel kibbutz di Be’eri, vicino al confine con la Striscia di Gaza secondo un’ipotesi del ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha spiegato come: ““Speriamo di ritrovarli, ma in questo momento non abbiamo altre notizie, è probabile che siano stati presi in ostaggio”.
“L’ultima cosa che ricordo di mia madre è la sua voce preoccupata al telefono, poi all’improvviso il suono degli spari che rompono i vetri, rumori duri e sconosciuti che entrano nella nostra casa, la telefonata che s’interrompa”, racconta il figlio Yotam che spiega come la cittadinanza italiana la coppia la deve ad un antenato: “era il Medico del re Vittorio Emanuele III, si chiamava Giacomo di Castel Nuovo”.
La paura della famiglia cresca ancora di più per le condizioni di salute: “Mio padre è un disabile, soffre di un problema neurologico, è sulla sedia a rotelle, deve andare in ospedale una volta a settimana per le medicine, altrimenti il suo corpo si paralizzerà completamente, soffre di una malattia importante che coinvolge i nervi. È come vivere in un limbo, non so se i miei genitori siano vivi o morti”.