“L’ultima scoperta”. Simonetta Cesaroni, la svolta 33 anni dopo l’omicidio di via Poma
Arrivano importanti novità sulla terribile vicenda riguardante Simonetta Cesaroni, morta 33 anni fa nella capitale Roma. Le indagini sarebbero finalmente giunte ad una svolta sostanziale e ora tutto potrebbe improvvisamente cambiare. La giovane fu assassinata in via Poma proprio il 7 agosto del 1990. E a svelare dettagli fondamentali ci ha pensato l’esperto in Neuroscienze forensi e ricostruzione del cold case, Franco Posa, in un’intervista a Tgcom24, ripresa dal sito Leggo.
E ora su Simonetta Cesaroni potrebbe essere fatta definitiva chiarezza. Dopo essere morta, ci sono state diverse indagini per fare luce ma la svolta potrebbe essere arrivata solamente adesso. La ragazza fu ammazzata all’interno di un palazzo di via Carlo Poma, al civico 2 ed esattamente in un’abitazione del terzo piano. L’opinione pubblica fu molto scossa dall’accaduto e in molti sono rimasti perplessi perché negli anni non è mai stato accertato il nome del killer.
Simonetta Cesaroni morta nel 1990, le indagini forse ad una svolta
A Tgcom 24, colui che si sta occupando del caso di Simonetta Cesaroni, morta a soli 20 anni, ha fatto intendere che le indagini siano arrivate ad un punto di svolta: “Ci sono segni dei quali non si trova traccia nelle perizie fatte nel corso degli anni. Parliamo, per esempio, della regione del collo e di una mano, dove vi era peluria che non è stata studiata e valutata. Il che lascia pure un pochino basiti. Però, era un’altra epoca. C’era questa peluria, che non è stata repertata. Dagli ingrandimenti fatti con tecniche innovative, le evidenze che sono saltate fuori sono tante. Quindi: lesioni mai descritte con precisione, materiale biologico come questa peluria depositata su una mano e un’impronta sul collo che stiamo studiando“.
Franco Posa ha aggiunto: “Grazie a una tecnica che permette di ingrandire questa lesione, possiamo misurarla e confrontarla con lo strumento che probabilmente è stato usato per stringere”. Secondo quanto riferito, Simonetta Cesaroni avrebbe stretto capelli o peli del killer nelle sue mani. Poi sull’arma che l’ha uccisa, l’esperto ha detto ancora: “Stiamo lavorando su questo, non posso rispondere a questa domanda (in riferimento al tagliacarte n.d.r.). Le posso dire che fino a oggi non c’erano gli strumenti per fare un’attività di questo tipo e che le attività fatte nel corso degli anni sono state estremamente approssimative. Oggi abbiamo strumenti che danno risultati oggettivi. Noi abbiamo delle misure, chi di dovere ne trarrà le conclusioni”.
Infine, si è soffermato sull’aggressività dell’assassino e su alcuni particolari sul cadavere della 20enne: “Il killer ha colpito con efferatezza. Stiamo utilizzando una tecnica di autopsia psicologica estremamente innovativa per fornire a chi indaga un’idea nei confronti di individui di cui si sospetta e che poi dovrà interrogare. Importante il dettaglio del corpetto della ragazza che viene adagiato sul cadavere dopo la morte. L’intenzione di coprire il corpo ha un significato che noi sappiamo interpretare molto bene e che, insieme alla dinamica criminale, può dare risposte utili a chi dovrà investigare”.