NONNA 96ENNE MUORE E LASCIA TUTTO ALLA COLF
Ci sono storie davvero toccanti, che è impossibile leggere senza avere gli occhi rigati di lacrime, in quanto arrivano dentro ai cuori più sensibili e invitano a riflettere.
Sono storie di anziani che, purtroppo, non hanno avuto la fortuna di avere figli che possano prendersi cura di loro negli ultimi anni di vita, ma ad accudirli ci ha pensato qualcun altro.
Quando si va avanti con gli anni, il senso di solitudine, abbandono, amarezza, prendono il sopravvento e si vive di ricordi; ricordi di una gioventù che non tornerà, oltre che con la consapevolezza, se la mente lo permette, che l’esistenza terrena sta volgendo al termine.
Per chi ha la fortuna di arrivarci, alla vecchiaia, con la lucidità che consente di “tirare le somme”, è il momento di iniziare a stilare una lista di persone che meritano, a cui lasciare la famosa eredità.
Da quando è mondo è mondo, la questione testamentaria crea un soqquadro tra i presunti eredi che si presentano all’appello per esigere la giusta corresponsione. C’è un’arzilla nonnetta che, prima di passare a miglior vita, ha pensato a sedare gli animi in tumulto dei contendenti. Vediamo cosa ha deciso.
I fatti risalgono al 2020, quando Edmonda Marisa Cavanna, professoressa liceale di Lettere in pensione, è deceduta a 96 anni il 9 dicembre 2020, nella sua casa di via Giordano Bruno, nel quartiere Albaro del capoluogo ligure. Perfettamente capace di intendere e di volere, la donna, prima di morire, aveva chiamato un suo amico, dirigente di una banca, chiedendogli l’ultimo favore.
Queste le parole di “nonna Marisa”, come era conosciuta: “Dopo che non ci sarò più porta alla redazione del Secolo XIX quella busta sullo scrittoio”. L’ex professoressa, con dovizia di particolari, aveva messo nero su bianco, dato che scripta manent, ha stilato un elenco di persone alle quali era profondamente legata e che avrebbe voluto ringraziare, tra cui i suoi allievi, appartenenti a diverse generazioni, le amiche, il personale che l’ha aiutata in casa, i figli della sua badante che considerava come dei nipoti.
Marisa non si è mai sposata e aveva sangue blu, provenendo da una casata del patriziato di Venezia, quella dei Contarini, ragion per cui, il suo corposo testamento, sintetizzato in 13 pagine, ha fatto si che moltissimi ricevessero una parte del grande gruzzolo in denaro, messo da parte e, a sua volta, ereditato, nel corso degli anni. La 96enne, con dovizia di particolari, ha stabilito che 25 milioni di euro andassero agli ospedali, enti di misericordia, Ong e istituti di ricerca.
Non poteva non ringraziare la sua badante, che l’ha amorevolmente accudita per 4 decenni, lasciandole 3,8 milioni di euro. Al Gaslini e al Galliera, in particolare, ha destinato 5 milioni di euro, anche se le disposizioni non lasciano adito a fraintendimenti. In esse è chiaramente specificato che il lascito deve servire per la ricerca e l’acquisto di apparecchiature, mentre ha deciso di versare 4 milioni a Ong tra cui Amnesty, Amici senza frontiere e Save the Children. Parte del suo denaro è stato dato alle onlus sostenute dalla sanità ligure come il Fondo malattia renale del bambino e l’Associazione neuroblastoma, oltre che ad altri enti ecclesiastici cittadini come la Provincia religiosa di San Benedetto.
La 96enne aveva affidato i documenti della sua nobile discendenza alla nipote Mirella. La defunta, l’anno prima di morire, nel 2019, aveva ricevuto dal Colle il riconoscimento della “Stella al merito del lavoro”. Una donna dedita al lavoro, generosa, di buon cuore, che ha avuto il pensiero di pagare l’affitto a tutto il personale per 5 mesi. Non ha mancato di mettere per iscritto una raccomandazione per la sua nipote prediletta, di un aiuto e un’attenzione speciale. Da un’anziana così solidale, c’era da aspettarsi che acconsentisse alla donazione dei suoi organi e così è stato. Un grande esempio per tutti, non credete?