L’Italia gialloverde sogna Draghi premier

Roma Già con quel cognome, diciamoci la verità, bisognerebbe starci attenti. Andarci coi piedi di piombo

Draghi: come nelle favole, c’era una volta il drago cattivo, quello che incombe e fa paura; e per fortuna talvolta anche quello buono, fuoco e fiamme, sturm und drang, che salva principesse svolazzando attorno a castelli incantati. Ma l’Italia, si sa, da tempo non è né giovane né sexy. Le più belle del reame stando altrove.

Allora, quale versione di Draghi (Mario) vede un Paese che per oltre il 60 per cento continua a flirtare con il governo Ircocervo e, allo stesso tempo, in un recente sondaggio, considera l’uscente presidente della Bce come un superman che «magari tornasse qui da noi e possibilmente a Palazzo Chigi»? Eppure è lo stesso popolo che ha dato fiducia a Luigi Di Maio, traendolo via da un futuro di cittadinanza senza (o con poco) reddito. Il medesimo che ha preso Matteo Salvini, l’uomo venuto dopo le ramazze, e lo ha messo a cavallo, sia che spunti il sole sia che canti il gallo. Questo nonostante il fatto che i due dioscuri di governo divergano sempre un po’, anche se poi sempre fanno la pace, al mattino, con un sms davanti al caffellatte. Così pure sul Draghi: per Di Maio, uno che «non tifa per l’Italia» e che tutto sommato siamo contenti vada via, ma se ci lasciasse qualche regalino d’addio saremmo ancora più felici. Per Salvini, invece, proprio nel giorno dell’anniversario della marcia su Roma, il 28 ottobre scorso, la visione contraria: «Draghi ha fatto tanto per l’Italia e per il sistema economico italiano, spero che continui a fare tanto». Mettersi d’accordo un po’ prima di sparare cavolate, no?

Ecco allora che vediamo, pochi giorni dopo l’attacco di Di Maio, Draghi volare in popolarità e, nel sondaggio «Gpf – Inspiring research» mostrato a Omnibus su La7, diventare il più amato dagli italiani come possibile presidente del Consiglio (per il 29,2 per cento). Solo secondo il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al 23,9, seguito a stretto giro dall’altro vicepremier Luigi Di Maio al 22,5. Per trovare il semisconosciuto «avvocato del popolo» Giuseppe Conte occorre scendere in quarta posizione, dove l’attuale premier si piazza con il 21,7%. Ma se della popolarità del Draghi «buono» c’è poco da stupirsi – anche perché i salotti («buoni» anch’essi) nonché il ceto produttivo pare non aspettino altro che incoronarlo premier – di quello «cattivo» c’è poco da fidarsi, ora che a dicembre il QE (Quantitative Easing) da lui somministrato in grandi dosi lascerà l’Italia in crisi d’astinenza. È la nota tesi espressa, al riguardo, da un altro europeo che a Palazzo Chigi si bruciò le penne: anche lui un Mario, ma Monti. «Draghi ci ha dato parecchia droga in passato, al punto che siamo diventati dipendenti da quella droga. E ora Di Maio è come se dicesse: devi darcene di più nel futuro». Draghi pusher: magari è questo che lo rende così popolare.

IL GIORNALE.IT

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