MICHELLE CAUSO, SPUNTA FUORI IL COMPLICE: “NON HA FATTO TUTTO DA SOLO”
Alla studentessa 17enne romana Michelle Causo è stata tolta la vita in un modo brutale e la sua storia ha raggelato l’Italia intera, sin da quando il suo corpo esile, martoriato da almeno 6 coltellate da un suo coetaneo, finito in manette, originario dello Sri Lanka ma nato nella Capitale, è stato rinvenuto nei pressi di alcuni cassonetti delle immondizie.
La notizia ha fatto immediatamente il giro dei principali siti d’informazione e non si può non restare senza parole dinnanzi all’accaduto. Come è possibile sopportare tutto questo dolore? Come si può fare i conti con una crudeltà umana simile? Che non ci siano dei limiti a quello che l’essere “umano” è in grado di commettere, lo sappiamo perfettamente, ma il caso della povera Michelle è davvero tremendo.
Il quartiere di Primavalle è scosso. Non si possono togliere dalla mente le immagini di quel carrello della spesa con cui il presunto killer trasportava, come se nulla fosse, il corpo esanime della studentessa del Liceo Gasmann di via Pietro Maffi, mentre da esso gocciolava sangue.
Nessuno è riuscito a salvarla. Nonostante l’allarme lanciato dai passanti, ci si è dovuti arrendere, dinnanzi al macabro ritrovamento del suo corpo senza vita, a pochi metri dall’abitazione in cui viveva, nel primo pomeriggio del 28 giugno.
Attorno al femminicidio di Michelle Causo spunta ora un complice, quindi il killer non avrebbe fatto tutto da solo. Vediamo i dettagli degli ultimi aggiornamenti, nella seconda pagina del nostro articolo.
Cosa ci può essere di più terribile del riconoscimento del corpo di una figlia? Esiste un qualcosa di più contro- natura del trapasso di un figlio prima di un genitore? Secondo tutti, no. Mamma Daniela ha dovuto riconoscere il corpo martoriato della sua Michelle, all’istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli.
Una donna devastata, sorretta da due parenti, tra le lacrime, la disperazione, le urla, gli insulti contro il coetaneo della vittima, arrestato nella mattinata del 29 giugno, ritenuto l’omicida. La madre di Michelle si è chiusa in casa, nel suo dolore ma poi è tornata in strada per parlare con altri familiari e ha proferito queste parole: “Quel ragazzo non può aver fatto tutto da solo”.
I parenti di Michelle sono d’accordo con lei e aggiungono: “Quel ragazzo non può aver fatto tutto da solo, ci deve essere un complice”. Gli investigatori sono scettici sulla possibilità che O., questo il nome con cui il presunto killer compariva su Instagram dove, in veste di trapper, era, peraltro seguitissimo, possa aver potuto contare sull’aiuto di qualcuno per togliere la vita alla studentessa, sua coetanea, per poi disfarsi del corpo, trascinandolo per le scale di casa, nel palazzo di via Giuseppe Dusmet, e poi trasportandolo, infilato in un sacco della spazzatura, su un carrello della spesa fino ai cassonetti di via Stefano Borgia, dove le forze dell’ordine lo hanno trovato, su segnalazione di passanti e vicini.
Una dinamica talmente pazzesca, talmente “scenografica” nella sua atrocità, che appare difficile pensare alla complicità di qualcuno. Eppure la madre della povera ragazza e i familiari di Michelle ritengono che chi le ha tolto la vita non possa aver commesso tutto questo da solo. Michelle è uscita di casa una mezz’ora con gli amici.
Sarebbe dovuta tornare per pranzo ma non è mai più rientrata. I genitori l’hanno chiamata ma il suo cellulare non squillava più dopo l’una. “Torno per pranzo”, queste le ultime parole che ha detto alla madre prima di andare incontro al suo terribile destino.