L’imbarazzante Laura Castelli, la Toninelli in gonnella del M5s
Nella classifica dei miracolati Cinque stelle Laura Castelli occupa una posizione di assoluto rilievo.
Con un curriculum da «addetto sicurezza presso Stadio Comunale di Torino» (settore lavorativo che condivide col vicepremier Di Maio, ex steward dello stadio San Paolo a Napoli) più vaghe esperienze «nel settore fiscale», la Castelli si è ritrovata catapultata da portaborse di grillini piemontesi a sottosegretario dell’Economia. Ogni volta che compare in tv e spiega (si fa per dire) la finanziaria, un economista medita il suicidio. Le sue uscite funamboliche e gaffe fanno di lei la Toninelli in versione femminile, con in più il brivido di sapere che maneggia il bilancio dello Stato italiano, già messo male di suo. La sua ultima performance da Floris a La7 non ha deluso le aspettative, generando nello spettatore sentimenti confusi, tra lo sconcerto per l’evidente impreparazione della grillina, alla solidarietà umana per il tentativo di arrampicarsi sugli specchi e simulare una risposta senza saperla. Come sul reddito di cittadinanza. Dopo aver prefigurato l’inquietante immagine di uno «Stato che viene da te e ti prende la mano» per riempirtela col reddito di cittadinanza, la Castelli va in tilt completo sul modo in cui verrà erogato il sussidio. Sul conto corrente? «No, sarà fatto attraverso il sistema bancomat». Ma per avere un bancomat serve un conto corrente, no? «Sì ma praticamente tutti hanno il conto corrente». E su uno è povero e non ce l’ha, non prende il reddito di cittadinanza? «No, lo prenderanno tutti», anche quelli che non hanno il conto corrente né il bancomat, che però servono per riceverlo. Come si farà insomma non si è capito, ma non è che si può pretendere che la sottosegretaria al Tesoro lo sappia. Va ricordato che la Castelli è quella che disse che se uno spende il reddito di cittadinanza all’Unieuro, poi la «Guardia di finanza farà l’accertamento», facendo intravedere uno stato di polizia fiscale che neanche nelle fantasie di Orwell. Quindi l’Agenzia delle entrate setaccerà tutti gli acquisti degli italiani? Anche qui, se glielo si domanda, la Castelli fa la figura dello scolaro che non ha studiato ma prova a sfangarla: «I controlli che si attiveranno riguardano tutto lo Stato, l’incrocio dei dati…». E vabbé dai non è che può sapere tutto lei.
Il talento si era intravisto quando le fu chiesto del referendum sull’uscita dall’euro lanciato da Beppe Grillo e sostenuto inizialmente anche da Di Maio. La Castelli cosa voterebbe a quel referendum? Risposta dell’allora deputata M5s e membro della commissione Bilancio: «Non lo so». Vista la competenza, è stata promossa al rango governativo. Quando è in difficoltà la Castelli ripiega sui paroloni cercando di impressionare l’interlocutore e sviare l’argomento. Sempre a La7 ha parlato di «investimenti ad altissimo moltiplicatore» sui giovani, senza però essere in grado di spiegare quali fossero. In una seduta della commissione sul rendiconto finanziario si era rifugiata nella «evoluzione del quadro macroeconomico» per cercare di rispondere alle domande dei parlamentari (tra cui Padoan) esterrefatti di fronte alle lacune della sottosegretaria, tra un «mi riservo di rispondere dopo un approfondimento» ad un «evito di commentare». Aveva esordito agli Stati Generali dei Commercialisti ammettendo di aver esercitato abusivamente la professione «nello studio di famiglia che si occupa di paghe e contabilità», e rimediando i fischi della platea. Insomma ha tutte le carte in regole per aspirare ad un ministero.
IL GIORNALE.IT