Toti fa le prove per lo strappo: ormai ha sterzato verso Fdi
Giovanni Toti è uno di quei politici dei quali si può tranquillamente dire «non è l’abito a fare il monaco».
Era così ai tempi dell’accappatoio salutista sul balcone della spa di Gardone Riviera, dove Silvio Berlusconi lo aveva condotto deciso a farlo dimagrire per trasformarlo nel suo delfino. Era serenamente pasciuto anche ieri nelle nuove vesti del ribelle, al palazzo delle Stelline di Milano, luogo dove si è fatta la storia politica della città e spesso del Paese, e dove molti politici in attesa di leader speravano che si consumasse il fatidico «strappo», cioè l’addio di Toti a Forza Italia, ormai da tempo oggetto consueto delle sue critiche («costruttive» dice lui).
Il cambio di accappatoio invece dovrà attendere. Intanto il governatore della Liguria fa le prove di che cosa significhi proporsi come fondatore di un «partito della normalità» (il copyright gli appartiene) con le sue sole forze, davanti al centinaio di persone che in questo sabato mattina uggioso (ma con buffet) lo attendono a chiudere la convention di «Italia Avanti», marchio registrato dall’eurodeputato Stefano Maullu nella speranza di mettere insieme ciò che nel centrodestra non è Lega e non è Forza Italia.
Dopo avere incrociato il fioretto con i vertici azzurri e infine con la scelta di Silvio Berlusconi di sostenere Weber in Europa, adesso alza il tiro anche con la Lega. Salvini leader della Commissione europea, prossima tappa della conquista del mondo leghista? Toti ne approfitta per ricordare al vicepremier quel che non sta facendo: «Salvini è appena diventato ministro dell’Interno, spero e penso che si occupi di farlo, mi pare abbia molto da fare dal caso Desirée in giù. Non mi pare che l’Italia si sia magicamente risvegliata molto più sicura». E ancora: «È bene che i politici, quando prendono un impegno lo perseguano fino in fondo e non pensino a saltare da una poltrona all’altra secondo le convenienze».
Si vede subito, facendo un giro tra i presenti, che l’ambiente è prevalentemente Fratelli d’Italia. Guido Crosetto, Daniela Santanchè, Carlo Fidanza, Paola Frassinetti, Marco Osnato i più noti. Tra gli azzurri il più visibile è il deputato Alessandro Sorte («mi ritrovo nelle critiche costruttive di Toti»), poi una serie di sindaci scontenti o preoccupati («sono smarrito, confessa uno, «non tacciamo di tradimento tutti quelli che parlano» dice un altro, «un partito non può essere un autobus privato» azzarda un altro). Ma insomma il milieu è patriottico e anche se nel filmato introduttivo il primo politico citato è il Craxi di Sigonella, l’immagine conclusiva restano le Frecce tricolore. «Speriamo che lasci Forza Italia, lo seguirebbero in parecchi» dice un corteggiatore sovranista. E anche in casa Lega i movimenti di Toti destano un certo allarme se è vero che alle Stelline si avvistano Stefano Bolognini e Gianmarco Senna, come dire i «bravi» di don Matteo Salvini a Milano.
L’obiettivo di Toti, il «partito della normalità», è «un luogo che sappia dare casa agli ex Pdl che non hanno casa. Agli azzurri dice: «No a congressi a porte chiuse o poco più, sì su temi veri e sulla classe dirigente a livello nazionale, non solo sui dirigenti locali». Vuol dire che Forza Italia da sola non ha senso? «No, penso che Forza Italia possa fare molto per migliorare se stessa ma penso anche che il centrodestra possa fare molto per migliorare se stesso». Ecco, lo strappo non è consumato. Siamo solo alle prove generali.