Con la morte di Desirée la madre di Pamela torna a soffrire: “I razzisti sono gli immigrati”
Quello che ha subito e ha portato alla morte Desirée Mariottini – purtroppo – ricorda un film già visto: quello di Pamela Mastropietro.
Pamela il 31 gennaio scorso era scappata dalla comunità di recupero Pars di Corridonia a Macerata. Alle 11.05 incontra Innocent Oshegale che in cambio di sesso, le dà qualche soldo (50 euro). Pamela Mastropietro con quegli spicci si compra la droga. Va a casa di Innocent e lì trova Desmond Lucky e Lucki Awelima. Sesso, droghe e poi la morte. Qui la decisione di farla a pezzi, metterla in una valigia e lasciarla sul ciglio della strada.
Un omicidio vergognoso, un omicidio che ricorda quello di Desirée. Lo ricorda all’opinione pubblica, ma soprattutto alla sua mamma, Alessandra Verni. “Voglio parlare con la mamma di Desirée, perché so molto bene quello che sta provando in questo momento, perché so che posso aiutarla – dice a IlMessaggero -. Un’altra ragazzina, speravo non succedesse più, spero che adesso qualcosa si muova davvero”.
“Io e Pamela non eravamo razziste, ma quando mai – continua la donna in lacrime -. I razzisti sono loro, gli extracomunitari, che non si integrano. Noi li accogliamo, sono loro che non ci accolgono. In una intercettazione come dicevano? Abbiamo una bianca da stuprare. Una bianca capito. Sì fanno tante manifestazioni antirazziste, ma piuttosto difendessero i nostri figli”.
La mamma di Pamela sta soffrendo. La morte di un figlio è difficile da superare, figuriamoci se avviene in questo modo orribile. E ora quello che è successo a lla povera Desirée le ricorda tanto la tragica fine di sua figlia. “In un contesto di degrado sociale che andava evitato, si poteva evitare. – sottolinea -. Anche stavolta non mancano gli imbecilli che dicono che se l’è andata a cercare, quasi che la colpa è della vittima e non del carnefice. Basta. Ora basta con lo giustificare questi atti, basta chiudere gli occhi di fronte a dati che sono oggettivi: sono tutti immigrati i protagonisti dei più orribili fatti di cronaca degli ultimi tempi”.
Alla mamma di Pamela non va giù che queste morti avvengano in pieno centro. Servono regole, punizioni, leggi. “Due quartieri centrali dove esistono sacche di degrado paurose – rincara -. È vergognoso. Questa non è integrazione. Stavolta è toccato a Desirée”.
Tra un mese esatto è fissata l’udienza preliminare a carico di Innocent Oseghale, il pusher nigeriano accusato di aver ucciso sua figlia Pamela Mastropietro. La donna chiede giustizia. Lo chiede per la sua bimba, per Desirée e per tutte queste vittime finite in mano a “immigrati spacciatori“.