Dalle borse taroccate all’eroina. La rete delle “belve” di Desirée
Dei veri e propri “padroni della strada”. È questo il ritratto che emerge dalle indagini dei tre immigrati irregolari fermati per lo stupro e l’omicidio di Desirée Mariottini.
“Qui avevano tutti paura di loro”, racconta chi vive nel quartiere San lorenzo. Mamadou Gara si faceva chiamare “Paco”. la sua è una carriera tutta dedicata allo spaccio. In poco tempo è diventato un pusher capace di prendere il controllo in quella zona dove ha trovato la morte la sedicenne. Il 30 ottobre 2017 era stato espulso. Ma Gara non è mai ripartito. È rimasto a Roma a curare i suoi traffici e quella rete di spaccio di cui faceva parte. Stessa storia per il suo connazionale, Brian Minteh.
Pure lui spacciatore e immigrato irregoalare. Viveva in una roulotte a pochi passi dal Verano, sempre in zona San Lorenzo. Proprio lì una donna è stata stuprata qualche settimana fa, secondo il suo racconto, sempre da un immigrato. Poi c’è il terzo dela branco, Alinno Chima, 46enne nigeriano. Pusher di professione e irregolare sul territorio italiano. Il suo permesso di soggiorno era scaduto. Era scomparso inghiottito come un fantasma nei vicoli e nelle strade di San Lorenzo. Come ricorda ilCorriere, prima di buttarsi sugli affari legati allo spaccio dell’eroina, i tre caldestini hanno un passato legato anche allo smercio di borse contraffatte che venivano stoccate tra le cantine e i box. Adesso i tre arrestati dovranno aiutare gli inquirenti a ricostruire le ultime ore di Desirée e soprattutto dovranno fare i nomi dei loro complici.
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