Stupro nella tendopoli del Baobab, i migranti negano: “Lei faceva sesso con tutti”
Sporcizia, degrado e insicurezza. È questo il quadro desolante in cui ci si imbatte non appena si esce dalla stazione Tiburtina. Qui, meno di una settimana fa, una donna slovacca di 38 anni è stata sequestrata e violentata da uno dei migranti che vive nella tendopoli gestita dal Baobab Experience, la stessa associazione che ha aiutato i migranti della nave Diciotti a raggiungere Ventimiglia.
Stazione Tiburtina, tra degrado e nascita di un Infopoint per migranti
“Delle avvisaglie c’erano già state. Una ragazza che abita nel mio stesso palazzo è stata inseguita da uno straniero fin dentro al portone, ma lei fortunatamente si è chiusa dentro in tempo”, racconta Nella Vecchia, presidente dell’associazione Rinascita Tiburtina. “Siamo disperati – aggiunge – la gente non denuncia nemmeno più, tanto è inutile”. I problemi, per i residenti, infatti, arrivano anche dai clochard che gravitano attorno al cavalcavia antistante la stazione. “Fanno di tutto, si ubriacano, si ammazzano tra di loro”, ci dice la residente mentre a pochi metri da noi ci sono due senza tetto che dormono ubriachi sotto gli occhi di tutti.
È proprio a pochi passi da quest’area che sorgerà il nuovo infopoint che offrirà assistenza ai migranti transitanti. Un progetto voluto dalle istituzioni locali, che hanno ottenuto dal Campidoglio 300mila per ristrutturare un vecchio edificio e trasformarlo in un ufficio informazioni per i richiedenti asilo. “Non sarà un nuovo centro di accoglienza – promette la presidente del II Municipio, Francesca Del Bello – ma servirà a gestire le fragilità attualmente presenti alla Stazione Tiburtina”. Per i cittadini, però, l’infopoint rischia di catalizzare nella zona ulteriori criticità. “È un’operazione che non farà altro che spostare il degrado di cinquanta metri”, attacca il consigliere circoscrizionale del gruppo misto, Holljwer Paolo. “A questo va aggiunto il fatto che tra il II Municipio e la Caritas sta per essere firmato un protocollo d’intesa per spostare qui anche la distribuzione dei pasti per i senza fissa dimora che avviene sotto la sopraelevata”, rivela il consigliere di centrodestra.
La versione dei migranti del Baobab sullo stupro
A pochi passi dalla stazione c’è il piazzale Maslax, lo slargo dove sorge la tendopoli per i migranti gestita dal Baobab. È proprio all’interno di questo accampamento che la scorsa settimana una donna ha denunciato di essere stata violentata. Per chi abita nella zona questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Non è il primo delinquente, stupratore e rapinatore accolto e accudito dal Baobab”, denuncia Lorenzo Mancuso del Comitato Cittadini Stazione Tiburtina, che denuncia da anni “lo stato di insicurezza del quadrante, causato anche da chi negli anni ha concentrato qui, senza identificarle, centinaia di persone”.
Proviamo a parlare con i responsabili della struttura ma una volta arrivati all’ingresso dell’accampamento veniamo fermati da uno degli ospiti che, dopo averci visto scattare una foto, minaccia con un martello di spaccarci il cellulare. Così siamo costretti a fare marcia indietro. Uscendo incontriamo una volontaria che dopo averci chiesto se avevamo l’autorizzazione per fare foto si scusa per il comportamento del migrante: “Dovete capirli, sono molto sensibili…”. Sensibilità a parte, ci domandiamo a chi avremmo dovuto chiedere l’autorizzazione, visto che ci troviamo in un luogo pubblico?
Ci fermiamo davanti al cancello dell’accampamento, dove incontriamo alcuni migranti che ci raccontano la loro versione sulla violenza sessuale. “La ragazza c’è andata non per forza con il tunisino, capito?”, ci raccontano due ragazzi marocchini. “A lei piaceva – aggiunge – e prima ancora aveva avuto una relazione con un palestinese”. Per loro, insomma, non ci sarebbe stata alcuna violenza. E a dare questa versione è anche un ragazzo della Guinea Conakry. “Non è stata violentata, lei faceva sesso con la gente in giro”, dice il giovane africano. “Riguardo quello che è successo l’altro giorno – continua – posso dirti che è vero, ma anche che non è vero perché lei era abituata a fare sesso con la gente”. “Una donna pulita non arriva a queste condizioni, capito?”, aggiunge un tunisino, lasciando intendere che la donna se la sia cercata.
Le minacce ricevute dentro la tendopoli
“La situazione ormai è intollerabile, ci sono state risse tra gruppi di nazionalità diverse e perciò è chiaro che l’associazione non è più in grado di garantire la sicurezza”, denuncia Holljwer Paolo, che attacca i volontari che gestiscono il centro di accoglienza informale sul caso dello stanziamento di 500mila euro da parte della Regione Lazio a favore di progetti presentati proprio da Baobab Experience. “Chi lavora a questi progetti, e a quale titolo?”, domanda.
Dopo la vicenda dello stupro c’è chi ipotizza che si avvicini un nuovo sgombero della tendopoli abusiva. Ma sull’ipotesi di spostare di nuovo le canadesi nel territorio del II Municipio, anche la mini-sindaca pasionaria dell’accoglienza ora mette le mani avanti. “La presenza di questi campi informali è intollerabile – afferma senza mezzi termini la Del Bello – sono luoghi di difficile gestione ed è indispensabile diventino sempre meno, fino a non esserci del tutto”.