Ecco il nuovo mini-condono Cancellata la “non punibilità”
Pace fiscale depotenziata, Cinque stelle accontentati e Matteo Salvini sconfitto su un caposaldo del programma.
Dato per scontato che il Carroccio avrà una contropartita sul decreto Sicurezza, bisogna vedere cosa perderanno, invece, i contribuenti che si erano affidati alla Lega sperando in un fisco amico.
In buona sostanza, vengono espunte la non punibilità per i reati connessi all’emersione di imponibili non dichiarati e, a monte, salta anche la voluntary disclosure, cioè la procedura che consente di denunciare i beni e le attività finanziarie detenute all’estero. Allo stesso modo si restringe anche la portata della sanatoria che dagli ipotizzati 2,5 milioni per contribuente scende a 500mila euro. Insomma, diventa un «mini-condono».
A parziale ristoro della parte sconfitta potrebbe entrare nel corso dell’iter parlamentare il saldo e lo stralcio delle cartelle esattoriali per i contribuenti in difficoltà economiche. In pratica, nel corso dei passaggi parlamentari potrebbe essere inserita la possibilità di chiudere le pendenze fiscali con un’aliquota particolarmente agevolata (inizialmente si era parlato di aliquote agevolate del 6, del 10 e del 15%) in caso di famiglie numerose monoreddito, fallimenti e altre casistiche estreme. Va detto, però, che l’eliminazione dello scudo penale scoraggerà parecchi dall’emersione in quanto il rischio, soprattutto per gli asset detenuti all’estero, è quello di incorrere nel reato di riciclaggio e di autoriclaggio che prevedono la pena della reclusione da 2 a 8 anni in quanto si dà per scontato che i proventi dell’evasione fiscale vengano in qualche modo «consumati». Le manette scoraggiano l’adesione a una proposta conveniente: sanare con un’aliquota del 20% imponibili che per contribuenti con redditi superiori a 75mila euro avrebbero comportato una tassazione più che doppia.
Resta, comunque, la possibilità di presentare una dichiarazione integrativa per far emergere un imponibile non superiore al 30% di quanto dichiarato in quel preciso anno fiscale con un tetto massimo di 100mila euro. Questa possibilità vale per ciascuno dei cinque precedenti anni d’imposta alla pubblicazione del decreto che sarà probabilmente martedì in Gazzetta Ufficiale (domani dovrebbe essere bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato). Centomila euro all’anno per cinque anni fa 500mila euro. Nella precedente versione del decreto, invece, si alludeva a quel tetto anche per ognuna delle 5 imposte ricomprese (Irpef, Iva, ritenute previdenziali, Irap, imposte su asset esteri). Nella nuova versione salterà la possibilità di condonare l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero (Ivie) e l’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero (Ivafe), tipiche della voluntary.
Restano in piedi lo stralcio totale delle cartelle sotto i 1.000 euro per gli anni d’imposta dal 2000 al 2010, la rottamazione-ter delle cartelle (con la possibilità di rateizzare in 5 anni) e la rottamazione del contenzioso tributario con la possibilità di pagare senza sanzioni o interessi il 20% del richiesto in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado o il 50% in caso di vittoria in primo grado.
Sulle tabelle ufficiali inviate a Bruxelles non cambia nulla giacché, come ogni sanatoria, è cifrata zero. Difficile comunque che si recuperino gli 11 miliardi in tre anni inizialmente previsti. Si può dire che da ieri quel 2,4% di deficit/Pil previsto l’anno prossimo e bocciato da Bruxelles e riconfermato da Di Maio e Salvini è una cifra ancor più ballerina.