PORTA LA FIGLIA A SCUOLA MA LE VIETANO L’INGRESSO
La scuola è il luogo in cui i nostri ragazzi trascorrono una grossa fetta del loro tempo e, spesso, gli istituti scolastici vengono citati dalle principali testate per fatti che esulano l’insegnamento.
Non solo dunque la didattica, l’apprendimento, l’accrescimento della cultura, ma casi di cronaca che hanno come scenario proprio la scuola, o polemiche esplose al loro interno.
Ormai non esistono più, in molti istituti, le divise per cui ci si reca a scuola, vestiti come si vuole. Le ragazze con tanto di trucco e parrucco; i ragazzi non da meno, con capelli rasati ai lati, piercing, distanziatori ect.
Ma c’è un episodio che, tempo fa (eravamo ancora ai tempi delle forti ondate pandemiche) ha creato un fortissimo clamore mediatico, con una molteplicità di commenti diffusi via social.
A finire sotto l’occhio dei giornalisti, il caso di un liceo romano di cui si è parlato davvero tantissimo… e non per la didattica ma per un esplicito divieto. Vediamo cosa è accaduto.
La polemica è esplosa a inizio del nuovo anno scolastico, nel 2020, presso il liceo Socrate di Roma, nello storico quartiere popolare della Garbatella. Stando a quanto raccontato fa una rappresentante d’istituto, all’epoca, ,la vicepreside ha detto ad una loro compagna che non doveva vestirsi con la gonna corta, perché a qualche professore “poteva cadere l’occhio”. La cosa non è passata in sordina, anzi, è accaduto tutt’altro, in quanto le ragazze del collettivo “Ribalta femminista“, sono scese in capo con una replica, affiggendo fuori dalla classe un cartello che non dava adito ad equivoci: “Non è colpa nostra se cade l’occhio” per poi parlare dell’incresciosa questione direttamente sui social, strumento utilizzatissimo dai giovani per consentire di raggiungere masse di utenti in tempi rapidissimi.
In un post si legge: “I nostri corpi non possono essere oggettificati: domani (oggi, ndr) siete tutte e tutti invitati a venire a scuola con una gonna, ci vestiamo come vogliamo” . Il monito della vicepreside ha fatto esplodere un vero e proprio caso all’interno del Socrate che, proprio nel 2020, ha dovuto fare i conti già con molti grossi altri problemi, come, ad esempio, il non arrivo dei banchi del commissario Arcuri. Secondo le studentesse, la vicepreside avrebbe comunicato questo divieto di indossare minigonne proprio in quanto, lo stare seduti senza il banco davanti, avrebbe potuto far cadere l’occhio ai docenti.
Il dibattito sui social era ormai esploso e in tanti hanno voluto replicare. Tra i tanti commenti, quello del giornalista Lorenzo Tosa: “A 37 anni da compiere ho appena scoperto che la minigonna è indecente. Non è mai troppo tardi per imparare. Quindi, per estensione, vale anche per tutti gli uffici pubblici (anche privati?) O solo nelle scuole? È un problema d’età?”, mentre le chat dei genitori delle studentesse del Socrate fanno notare che i problemi non sono le minigonne delle figlie ma i banchi di cui il liceo non dispone.
Sta di fatto che la frase della vicepreside “a qualche prof potrebbe cadere l’occhio” è stata così trasformata dalle studentesse: :”Non è colpa nostra se gli cade l’occhio”. Va precisato che l’invito a vestirsi in modo più consono non trapela da nessun atto ufficiale del liceo, ma le studentesse hanno rincarato la dose, riempendo i social con scatti che le immortalano in minigonna.
La protesta non è passata inosservata, in quanto il ministero dell’Istruzione, tramite l’Ufficio scolastico regionale del Lazio, ha chiesto un approfondimento sull’accaduto, allo scopo di far luce su cosa è realmente successo. Tra gli hashtag: ” #stopallaviolenzadigenere”, mentre un tweet di Cecilia D’Elia, portavoce della Conferenza nazionale delle donne democratiche, dice: “evviva le ragazze del Socrate in minigonna. Un gesto semplice per una battaglia fondamentale: la libertà delle donne”. E voi cosa ne pensate di quanto accaduto?