NON PAGA OPERAIO, LUI SI VENDICA TOGLIENDO LE PIASTRELLE
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
Questo è ciò che la Costituzione italiana sancisce all’articolo 36 ma quanti possono dire di ricevere una retribuzione proporzionata quantitativamente e qualitativamente a ciò che fanno?
E soprattutto: quanti realmente ricevono ciò che li spetta? Una domandona! Parliamo di un tema decisamente scottante che molti hanno paura di affrontare perché temono ritorsioni.
C’è chi, invece, esasperato, sentendosi calpestato, decide di farsi giustizia a suo modo, vendicandosi. A questo punto, sorge un’ulteriore domanda: è davvero corretto mettere in pratica forme di vendetta o sarebbe più corretto aspettare che il tempo o il karma (per chi ci crede) faccia il suo corso?
Di sicuro il protagonista di questa storia, divenuta in men che non si dica, virale, non è riuscito a trattenersi, maturando una dura vendetta. Vediamo meglio cosa è accaduto.
Ognuno, sulla base del proprio carattere, della sua impulsività o meno, decide di vendicarsi o di starsene al posto suo. Un operaio originario della città russa di Mezhdurechensk, dopo aver atteso invano tre lunghi mesi senza ricevere dal suo capo la retribuzione che gli spettava, ha scelto la strada della vendetta e la sua storia è stata riportata da diversi siti prima locali, poi nazionali, sino a raggiungere il web dove casi come questi si diffondono a velocità della luce e suscitano fortissimo clamore.
L’operaio protagonista di questo increscioso episodio, che lavora al servizio di un’azienda russa operante nel settore dell’edilizia, ha ricevuto l’incarico di costruire una pavimentazione esterna, installando delle lastre. Si è messo subito all’opera assieme ai suoi colleghi, terminando il lavoro in modo encomiabile. Logico che un lavoratore si aspetta di ricevere la sua retribuzione per la manodopera prestata. Chi ha una famiglia da portare avanti, non desidera altro che lo stipendio arrivi per poter ottemperare tutte le scadenze senza problemi e per poter far mangiare i suoi figli. In questo caso, l’azienda continuava a tergiversare il pagamento, cercando di tener buoni i dipendenti offrendo loro la colazione nelle ore di lavoro. Questo è andato avanti per diversi mesi ma, dello stipendio, neanche l’ombra.
A quel punto, uno dei capisquadra ha trovato il modo che il grido di disperazione e la sete di giustizia di tutti gli operai venisse ascoltato dai vertici aziendali. Un modo decisamente forte che lascia, forse, più di qualcuno, senza parole ma che, in quel momento, gli è sembrato il più giusto per smuovere le acque, ottenendo quel che spettava loro. Armato di santa pazienza, ha rimosso, una ad una, tutte le piastrelle che lui e i suoi colleghi avevano installato per la pavimentazione esterna.
Una vendetta, la sua, che ha scelto di documentare attraverso un video, facendo si che venisse condiviso, il più possibile, sui social per far conoscere al maggior numero di utenti possibile, le condizioni lavorative cui era costretto a sottostare (se di lavoro si può parlare, non essendoci una retribuzione che lo ricompensi di tutto ciò che ha svolto). Un video volutamente forte che non è passato inosservato al comitato investigativo della Federazione Russa. Quest’ultimo si interessò subito al caso che suscitò profonda indignazione nei confronti dei vertici aziendali che trattavano i loro dipendenti in quel modo barbaro.
Ecco quanto stabilito dal comitato in questione: “Verrà stabilito il periodo durante il quale i dipendenti non hanno ricevuto il salario, il numero esatto di dipendenti a cui è sorto il debito e sarà esaminata la documentazione finanziaria. Verrà stabilito se c’erano fondi nei conti dell’organizzazione e per quali scopi sono stati spesi”. Sono toni forti, quelli usati, da cui traspare la voglia di denunciare dei datori di lavoro che si comportano così con chi, in modo dignitoso, vorrebbe solo ricevere quel che li spetta. Sui social in tantissimi si sono schierati a difesa del caposquadra che ha diramato il video. E voi, cosa ne pensate?