“Pippavo cocaina, non sapevo come spendere i miei soldi”. La confessione sconvolgente del cantante italiano
Enrico Ruggeri, la confessione arriva solo oggi. Il cantante ha collezionato successi dopo successi eppure nel suo passato esiste anche un capitolo doloroso che ha raccontato a cuore aperto davanti alle telecamere di “Anni 20” nel salotto di Francesca Parisella in onda su Rai2. Il racconto sfiora da vicino la vita personale di Enrico Ruggeri che si è così rivelato al pubblico senza filtri.
Correvano gli anni Ottanta quando il cantautore si è trovato nel vortice delle sostanze stupefacenti. Un capitolo che è riuscito a chiudere prima che la droga prendesse il sopravvento. Nel fare questo, decisiva la figura del padre ma anche quel modello di artista che voleva riuscire a trasmettere: “Ho provato la cocaina da stupido, perché non sapevo come spendere i miei soldi, in un’epoca in cui il mercato era particolarmente florido”. (Continua a leggere dopo la foto).
La confessione da parte del cantante concede anche alcune riflessioni sul mondo del spettacolo, sempre conteso tra la notorietà e il successo, strade che spesso possono condurre ad amicizie ingannevoli e fuorvianti: “Ne sono uscito semplicemente perché la cocaina soprattutto nella Milano degli anni’80 non crea amici ma compagni di merende, per cui memore di quello che mi diceva sempre mio padre”. (Continua a leggere dopo la foto).
Le parole del padre, avvertimenti costanti, hanno permesso a Ruggeri di uscirne prima che fosse troppo tardi: “Cerca di frequentare persone alla tua altezza” e allora mi sono reso conto che non ritenevo tollerabile che da qualche parte uno che magari era stato mio compagno di merende, in una discoteca alle 3 di notte, potesse dire guardandomi in tv: Ruggeri è mio amico, ho pippato con lui” Per me questo pensiero era insopportabile. La vita è una e va spesa bene con persone che meritano…”. (Continua a leggere dopo le foto).
E la luce è arrivata immediatamente perchè come ha spiegato il cantante, nella sua vita la musica al primo posto, ma anche spazio allo sport. Poi una riflessione anche sul periodo della pandemia: “Ho vissuto male la pandemia, come musicista, appartenente a una categoria che è stata dimenticata e umiliata più volte, male come genitore di tre figli, uno se n’è andato in campagna ma gli altri di 15 e 10 anni rientrano in pieno in quella categoria che sta soffrendo e che pagherà a lungo quello che è successo da un anno a questa parte. Quello che noi siamo dipende dalla nostra adolescenza”.