“PAPÀ, MI FA MALE SE MI LAVI LÌ”. BIMBA DI 4 ANNI MUORE DOPO TRE GIORNI 

Quante volte sentiamo i nostri piccoli lamentarsi per qualcosa? “Mamma ho mal di pancia”, “Mamma mi sento la febbre”. Queste alcune delle frasi più diffuse; quelle a cui solitamente non diamo importanza.

Crediamo che i nostri bambini stiano inventano l’ennesima scusa per non andare a scuola, per non fare i compiti, semplicemente per potersi dedicare a quello che piace, alla playstation, al cellulare etc.

La storia che vi racconterò ci invita a riflettere. Siamo genitori e non possiamo permetterci di ignorare i segnali lanciati dai comportamenti e dalle parole dei nostri figli.

Prima di “liquidare” la lamentela come semplice scusa, proviamo ad ascoltarli attentamente perché, dietro quel malessere, potrebbe esserci qualcosa di ben più grave.

Non sono io a dirlo ma la cronaca che, ogni giorno, ci mette di fronte storie davvero da brividi, proprio come accaduto a questa stupenda bambina che vedete in foto. Lei si chiama Khadija Adamu e la sua storia dell’orrore ha fatto il giro del mondo.

Khadija Adamu non fa più parte di questo mondo, purtroppo. E’ morta a soli 4 anni nello stato di Kano, in Nigeria. Il suo non è stato un decesso per malattia, per incidente ma per stupro. Avete capito benissimo. Questo spettacolo di bimba è morta dopo essere stata abusata e il suo caso sta suscitando indignazione in tutto il mondo, dove si chiede, a gran voce, che chi ha commesso tale crimine subisca lo stesso trattamento. I genitori di Khadija non hanno più lacrime per piangere, devastati dal dolore, e non fanno altro che chiedere giustizia e verità. In un’intervista ,resa alla BBC, papà Mohammed ha ricostruito quanto accaduto. Lo scorso 27 settembre, l’uomo, mentre stava facendo il bagno alla sua piccolina, ha notato che la figlioletta si lamentava moltissimo quando veniva lavata nelle parti intime.

Mohammed ha iniziato a preoccuparsi, mentre la moglie ha cercato di accertarsi sullo stato di salute di Khadija che, alla fine, ha raccontato ai suoi genitori un’agghiacciante verità: il loro vicino di casa l’aveva invitata nella sua stanza, le aveva offerto dei biscotti, per poi abbassarsi i pantaloni, minacciando di ucciderla se lo avesse detto a qualcuno. Ormai perfettamente coscienti dell’orrore cui la loro piccola è stata, suo malgrado, protagonista, Mohammed e la moglie hanno immediatamente portato la figlioletta, d’urgenza, in ospedale e lì hanno avuto l’agghiacciante conferma del fatto che  Khadija era stata stuprata.

Dagli accertamenti dei medici, è emerso che aveva subito penetrazioni nelle zone intime. Senza perdere tempo, i genitori, assieme alla piccola, sono corsi a riferire l’accaduto alla polizia di Kwana Hudu, parlando agli agenti degli abusi subiti dalla figlioletta. La vittima, fidandosi di un poliziotto, gli ha raccontato la tattica usata dal vicino di casa, suo aguzzino, per violentarla. Una tattica cui molti piccoli avrebbero ceduto, corrompendola con dolcetti e biscotti.

Solo due giorni dopo, il 29 settembre, la bimba ha iniziato ad avvertire un malessere sempre più insistente e ha chiuso gli occhi per sempre. Il vicino di casa di Khadija, un 37enne di cui non avrebbero mai potuto neanche lontanamente sospettare, è finito in manette. Quello su cui i genitori si arrovellano è se il decesso della figlia sia collegato o meno allo stupro di cui è stata vittima.

Il mio sogno era che lei diventasse una dottoressa. Era davvero intelligente per la sua età, aveva un cervello davvero sopraffino avendo già memorizzato un capitolo del Corano. Mi diceva sempre: ‘papà voglio che mi porti a scuola’ e io le rispondevo che sarebbe avvenuto molto presto”. Queste le strazianti parole pronunciate dal papà, orfano di una figlia di soli 4 anni, barbaramente violentata dal vicino di casa che aveva sempre salutato rispettosamente. Un’emergenza, una piaga sociale devastante, quella degli abusi su minori, che deve essere contrastata con rigidi interventi legislativi per porre fine alla strage che ha già seminato un lungo elenco di vittime. Spesso i carnefici, gli aguzzini, gli orchi, sono da ricercarsi nella cerchia familiare o comunque in persone vicine alla famiglia.

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