ARRIVA LA CARTA SPESA PER L’ACQUISTO DI PASTA, PANE E LATTE

Dal suo trionfo alle elezioni politiche del 25 settembre, al varo della prima manovra, la prima targata Meloni. Ebbene si, Palazzo Chigi, al termine del Consiglio dei Ministri che ha approvato la manovra 2023, ha optato per altre misure.

Insomma, tra la propaganda elettorale e quello che le casse dello Stato consentono di fare c’è di mezzo il mare, ragion per cui  niente taglio (quasi azzeramento) dell’Iva, sui beni di prima necessità come pane, pasta, latte.

In compenso, una delle novità introdotte dal Governo punta a tutelare le fasce più deboli e i nuclei familiari che hanno maggior bisogno di un aiuto da parte dello Stato.

Non sono mancate le perplessità relative a questa nuova misura, ma è stata la stessa premier Meloni a cercare di illustrarne il funzionamento in conferenza stampa.

Si tratta della Carta Risparmio Spesa. Ma in cosa consiste e chi può usufruirne? Cerchiamo di capire meglio cos’è questo nuovo incentivo che sta già creando un grossissimo dibattito in rete.

Partiamo col dire che il nuovo governo ha stanziato 500 milioni di euro contro il caro-carrello, volti a finanziare, per l’appunto, la Carta Risparmio Spesa che è un incentivo volto a coprire l’acquisto di beni di prima necessità, come pasta, pane e latte, garantiti a chi ha difficoltà a riempire il carrello della spesa.

Nel corso della conferenza stampa, è stata la stessa Giorgia Meloni, neopremier e leader di Fratelli d’Italia, a spiegare in cosa consiste. Queste le sue parole: “Abbiamo in mente di selezionare, con decreto alcuni alimenti, e utilizzare questi 500 milioni di euro per abbassare il prezzo di quei beni per gli incapienti attraverso la rete dei Comuni. Ma abbiamo in mente, su questo, anche di fare un appello appello ai produttori e ai distributori per aiutarci in quest’opera: noi diremo, in base a chi aderirà dandoci una mano, calmierando a sua volta il prezzodiremo quali sono quei produttori e quei distributori che hanno aderito a questa nostra iniziativa e dove si potranno spendere queste risorse”. 

In parole molto semplici, il governo mette 500 milioni, indica dei beni di prima necessità e poi sta nella discrezionalità dei punti vendita aderire o meno all’iniziativa. La carta sarà gestita dai Comuni e sarà utilizzabile in tutti i punti vendita che aderiscono all’iniziativa. Potranno ottenerla  i soggetti meno abbienti, ovvero quelli con un reddito fino a 15mila euro.

La Carta Risparmio Spesa ha sostituito l’idea di taglio all’Iva che rischiava di produrre giovamento limitato per i singoli consumatori ed esteso anche a chi non ne ha bisogno. E’ stata ridotta al 5% l’Iva sui prodotti di prima necessità per l’infanzia come pannolini, biberon, omogeneizzati (ora al 22%). Sì anche alla tampon tax con l’Iva al 5% sugli assorbenti.

La Carta Risparmio Spesa è un’estensione dell’attuale “social card”, ossia dei “buoni spesa” che si potranno sfruttare nei punti vendita che aderiranno all’iniziativa del governo, con un’ulteriore proposta di sconto su un paniere di prodotti alimentari. Ovvio che c’è chi si chiede cosa succederà se in un paesino sperduto, con pochissimi negozietti, solo uno di essi aderisca all’iniziativa. Lo fa per ragioni di visibilità?

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