Brasile, Battisti trema per l’ascesa della destra. “Estradizione immediata” se vince Bolsonaro
E adesso Cesare Battisti trema veramente. Jair Bolsonaro, il candidato conservatore, favorito alle presidenziali brasiliane (il ballottaggio sarà il 28 ottobre), vuole «estradare immediatamente» l’ex terrorista in Italia se vincerà le elezioni.
Battisti è formalmente ricercato da 36 anni per alcuni omicidi commessi negli anni di piombo quando era un capetto dei Proletari armati per il comunismo. In Italia lo attende l’ergastolo.
Bolsonaro, che al primo turno delle presidenziali ha ottenuto il 46% dei voti, non nutre dubbi sul destino del famoso ricercato italiano. «Come già detto, riaffermo il mio impegno di estradare il terrorista Cesare Battisti, amato dalla sinistra brasiliana, immediatamente in caso di vittoria alle elezioni» ha twittato in campagna elettorale. Sul caso Battisti il leader conservatore ha sottolineato di voler mostrare «al mondo il nostro totale ripudio e impegno nella lotta al terrorismo. Il Brasile merita rispetto!».
Ancora prima, il 19 aprile aveva fatto chiaramente capire di volere rimandare a casa Battisti a un incontro con 15 ambasciatori dei paesi europei, compresa l’Italia oltre al rappresentante degli Stati Uniti. Non è un caso che subito dopo il largo successo al primo turno dell’8 ottobre, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, abbia rilanciato l’avanzata del candidato di destra sui social sostenendo «che il vento sta cambiando ovunque». E sfidato i giornaloni italiani, che non vedono di buon occhio Bolsonaro, sostenendo che «danno del razzista-nazista-xenofobo a chiunque solo perché chiede più ordine e sicurezza per i cittadini».
Fino a oggi Battisti è sempre riuscito a evitare l’estradizione dal Brasile grazie alla cricca di sinistra guidata dall’ex presidente Luiz Inácio da Silva, che gli aveva concesso l’asilo politico. Lula però è finito in carcere e proprio la grande ondata di corruzione e malversazione che sta travolgendo la sinistra ha portato all’ascesa dell’ex capitano Bolsonaro.
Nel 2008 il ministro della Giustizia ai tempi di Lula, Tarso Genro difese Battisti parlando del «fondato timore di persecuzione per le sue idee politiche» se venisse estradato. Genro, durante la dittatura, aveva aderito all’Ala Vermelha, un gruppo guerrigliero noto come Sezione rossa.
Anche l’ex guerrigliera del gruppo marxista Vanguarda Armada, Dilma Roussef, che aveva preso il posto di Lula, ha indirettamente protetto Battisti. Il suo ministro della Giustizia, José Eduardo Cardozo, è riuscito ad evitare l’estradizione.
Roussef è stata clamorosamente bocciata alle elezioni per il Senato, in concomitanza con il primo turno delle presidenziali. Due anni fa era stata destituita da un impeachment ed ora, senza immunità, rischia di finire anche lei dietro le sbarre per le numerose inchieste che riguardano il sistema di potere della sinistra.
Lo scorso anno Battisti era stato arrestato mentre cercava di lasciare il Paese, ma dal 25 aprile la giustizia brasiliana gli ha levato la cavigliera elettronica e permesso di tornare a girare liberamente per il Brasile. Il procuratore generale aveva rimesso la decisione finale sull’estradizione al presidente Michel Temer, che avrebbe potuto cancellare lo status di rifugiato politico di Battisti.
In Italia tutto il centrodestra e anche il Pd hanno chiesto a gran voce la consegna del latitante, ma la sinistra adesso sventola lo spauracchio della svolta autoritaria in Brasile.
Se Bolsonaro, come è probabile, diventerà presidente al secondo turno del 28 ottobre, sarà lui a decidere sull’ex terrorista, dopo avere promesso in campagna elettorale «l’immediata estradizione».
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