“La voglio, per mia figlia”. Diana Pifferi, dal carcere la richiesta choc della madre Alessia
Alessia Pifferi, la richiesta dal carcere. Si aggiungono ancora dettagli sulla drammatica morte della piccola Diana. Stando a quanto riferito dai medici legali in seguito all’autopsia, nello stomaco della vittima sarebbero rinvenuti frammenti di materiali compatibili con il materiale di cui era fatto il materassino della culla. E in attesa tanto della conferma definitiva quanto dell’incidente probatorio, l’avvocato di Alessa riferisce una richiesta dell’indagata.
La richiesta dal carcere di Alessia Pifferi. Sul caso di cronaca nera della piccola Diana, morta di fame e di sete dopo essere abbandonata dalla madre, continuano a riecheggiare le parole del gip Fabrizio Filice, secondo cui Alessia Pifferi soffrirebbe di una “evidente instabilità affettiva” manifestata “in una forma di dipendenza psicologica dall’attuale compagno, che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo di infliggere enormi sofferenze”.
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La richiesta dal carcere di Alessia Pifferi. Parla il suo avvocato
E a distanza di mesi, l’avvocatessa dell’indagata riferisce che dal carcere arriverebbe una richiesta sollevata da Alessia Pifferi. Stando alle parole di Solange Marchignoli, la donna “ha chiesto una foto della bambina da tenere in carcere”. (“Cosa aveva nello stomaco”. Diana, morta di stenti: indiscrezione choc sull’autopsia).
E ancora: “È in difficoltà perché nella sua mente si sta schiarendo la storia. Sta cominciando ad elaborare”. L’avvocatessa poi aggiunge: “ Comunque in qualche modo vedrà i nostri consulenti per gli esami neuroscientifici”.
Questo il dettaglio che emerge in attesa dell’incidente probatorio di fine mese, in merito al quale il gip di Milano Fabrizio Filice ha accolto l’istanza della difesa di “ampliare il quesito della perizia disposta con la formula dell’incidente probatorio”.
Accertamenti che dunque procederanno proprio nei locali dell’appartamento di Alessia Pifferi e mirati a reperire possibili tracce di tranquillanti negli oggetti lasciati vicini alla piccola Diana, con particolare attenzione al biberon e alla culla.
“Bisognerà procedere con decidere la data per l’ingresso nell’appartamento per l’accesso ai luoghi da noi chiesti”, ha aggiunto l’avvocatessa. E ancora: “il giudice ha anche accolto la nostra istanza di allargare il quesito peritale agli oggetti trovati vicino al letto di Diana, in particolare il pannolino, e al materassino e al cuscino”.