“NON SI PUÒ MORIRE PER UN BICCHIERE D’ACQUA”. SI È SPENTO A SOLI 20 ANNI
L’acqua è un bene prezioso per la nostra salute che mai e poi mai dovrebbe essere negato, per evitare di andare incontro a conseguenze davvero terribili.
In questi giorni, nell’ambito della cronaca estera, si è parlato a lungo del destino che ha coinvolto Grant Brace, 20 anni, uno studente dell’Università di Cumberland nel Kentucky.
LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Grant Brace, dinamico, sportivo, stava facendo i suoi soliti allenamenti di wrestling quando ha semplicemente chiesto ai suoi allenatori di poter bere un bicchiere d’acqua. Ma ci sono esseri crudeli che non conoscono lontanamente cosa significhi la generosità, la bontà d’animo. Gli allenatori, date le sue scarse performance sportive, gli hanno negato quel bicchiere d’acqua. Così, in pochi attimi, il povero Grant è deceduto per un colpo di calore, dopo essere stato sottoposto ad autentiche torture da parte di chi avrebbe solo dovuto appassionare allo sport. Il 20enne è stato costretto ad eseguire ripetuti sprint su quella che viene definita la “collina della punizione”, in una giornata a dir poco rovente.
Il 20enne ha chiesto solo di poter bere un sorso d’acqua perchè disidratato, sotto il sole cocente ma ha ricevuto un secco no perchè rimasto indietro rispetto al resto dei suoi compagni e e nessuno ha pensato a soccorrerlo, nel vederlo contorcersi a terra, parlare in modo confuso, visibilmente sofferente sotto gli occhi di tutti. Persino i suoi compagni hanno ricevuto il divieto di intervenire dai loro allenatori, intenzionati a punirlo amaramente con prove fisiche allo stremo e forti insulti verbali. Questo quel che è emerso dal racconto fornito dai testimoni alla polizia locale di Williamsburg, nel Kentucky.
Finiti gli allenamenti, il 20enne è stato ritrovato a terra riverso nel suo stesso vomito, ormai privo di vita. I soccorsi, giunti sul posto, non hanno potuto far altro che constatarne l’avvenuto decesso, con il cadavere rinvenuto nell’erba, vicino a una recinzione in costruzione nel campus, secondo i rapporti WATE della famiglia. I due allenatori, Countryman e Sinkovics, sono accusati di grave negligenza, inflizione intenzionale di stress emotivo e inflizione negligente di stress emotivo, secondo l’ Herald-Leader. Oltre agli ex allenatori, altri imputati nella causa sono la Cumberland Foundation, il presidente dell’università Larry Cockrum, il Cumberland Athletic Properties e il direttore di atletica leggera Chris Kraftick.