L’altolà di Tajani a Salvini: “Si fermi prima che sia tardi”

Opposizione alla Lega in Parlamento, battaglia contro la manovra e il reddito di cittadinanza, rilancio del partito per cambiare i rapporti di forza nel centrodestra ora favorevoli alla Lega.

«Voglio regalare a Salvini e Di Maio una bella cornice con la foto di Renzi, che è passato in poco tempo dal 40% al 15%», sintetizza Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, tirando le fila della convention azzurra a Milano organizzata da Mariastella Gelmini. Come si fa in fretta a crollare nei consensi, così si può anche risalire, è il messaggio di Tajani agli azzurri in un momento difficile per il partito. La memoria in questi casi aiuta: «È dal ’94 che ci dicono che eravamo finiti, che ci fanno i funerali ricorda il presidente del Parlamento europeo – Per fortuna siamo ancora qui, vivi e vegeti, ci rinnoveremo, torneremo ad essere grandi protagonisti, mentre tutti quelli che ci hanno lasciato hanno fatto una brutta fine. L’Italia ha bisogno di Forza Italia». Sul tema è intervenuta anche la senatrice azzurra Licia Ronzulli, una delle voci più critiche in Forza Italia: «Se noi siamo al 10% e la Lega ha guadagnato elettori non gliene possiamo certo fare una colpa. Noi abbiamo perso il contatto con la gente, dobbiamo ritrovarlo».

L’idea che ha in mente il Cavaliere e che ha chiamato «l’Altra Italia» non è un nuovo partito ma un disegno di allargamento di Fi alle centinaia di liste civiche che governano i comuni per intercettare la galassia dell’astensione e dei delusi dalla politica (ma neppure sedotti dal sovranismo-populismo). Nei prossimi congressi in cui Forza Italia sceglierà i nuovi dirigenti del partito ci saranno anche rappresentanti di liste civiche. Un allargamento al «centro», che marca sempre di più le distanze dalla Lega, anche se il centrodestra unito resta l’obiettivo dichiarato da tutti, Tajani in testa («Siamo convinti sostenitori di un’alleanza di centrodestra, non vogliamo rompere assolutamente»).

Ma ormai non si fanno più sconti a Salvini, le bordate arrivano forti e chiare. «Noi l’inno nazionale lo cantiamo sempre e comunque, non ci vergogniamo. Mi dispiace profondamente che il ministro dell’Interno si vergogni di cantarlo come è successo l’altro giorno. Noi non abbiamo bisogno di chiamare gli americani (riferimento a Steve Bannon, incontrato da Salvini e Meloni, ndr) per farci spiegare il senso di appartenenza. Se c’è chi ha sempre difeso la nostra patria quello è Silvio Berlusconi. Non serve essere sovranisti noi siamo patrioti».

La Lega ha tradito? «Se non si mantengono gli impegni presi in campagna elettorale certamente da un punto di vista politico si tratta di una mancanza di mantenimento degli impegni, come già accadde nel ’94, quando la Lega si schierò con Scalfaro e l’establishment: mi auguro che la Lega non si schieri con l’establishment dei Cinque stelle». Nel frattempo Salvini ha assecondato «la deriva assistenzialista e statalista del Movimento Cinquestelle, che il Nord pagherà caro e non aiuta il Sud». Tajani spera in un «ravvedimento» degli alleati leghisti, che alcuni dirigenti saliti sul palco del Gallia già chiamano «ex amici». L’appello del vicepresidente di Fi alla Lega è di «fermarsi prima che sia troppo tardi», il rischio che corre l’Italia con la ricetta economica grillina è alto: «Dobbiamo impedire che questo governo faccia della macelleria sociale con il reddito di cittadinanza favorendo mafia, ‘ndrangheta e camorra che gestiscono il lavoro nero in Italia».

IL GIORNALE.IT

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