Coraggio Calabresi, dimostra di non aver paura neanche di De Benedetti

Siamo solidali con i giornalisti de L’Espresso (Gruppo GEDI, ovvero De Benedetti-FCA) a rischio del posto di lavoro.

Noi facciamo differenza tra l’editore e i giornalisti sfruttati dall’editore, che sono impossibilitati o hanno paura di schierarsi apertamente contro il proprio editore che li sfrutta.

Una sorta di sindrome di Stoccolma, quella tra giornalisti ed editore de l’Espresso.

Ne siamo consapevoli e perciò ne prendiamo le difese, come per tutti i deboli sotto le grinfie dei forti.

Il solo fatto di essere oggetto di una riduzione del 30 per cento dello stipendio, ne rende evidente l’estrema debolezza.

Il Direttore di Repubblica Mario Calabresi, anziché preoccuparsi dei suoi colleghi e difenderli, si agita contro Luigi Di Maio, come se fosse Di Maio a tagliare gli stipendi e a minacciare di chiusura il settimanale on line della casa.

Ma è esattamente il contrario.

Infatti, come potete leggere sullo stesso sito de L’Espresso sono gli stessi giornalisti a scrivere in un comunicato che l’editore, Gruppo GEDI, vuole ridurre i loro stipendi del 30% e chiudere il sito internet de L’Espresso:

L’Espresso in stato d’agitazione per i tagli e la chiusura del sito annunciata dall’editore.

L’azienda propone una riduzione del 30 per cento degli stipendi..

Consegnato al comitato di redazione un pacchetto di 10 giorni di sciopero.

Oggi il management del gruppo Gedi, editore dell’Espresso, ha comunicato al comitato di redazione la volontà di applicare a tutta la redazione un contratto di solidarietà che comporterebbe un taglio del 30 per cento degli stipendi dei giornalisti, e alla chiusura di fatto del sito Internet del giornale.”

Quindi Calabresi se la prenda con il suo editore. E difenda i suoi colleghi: non dimentichi di essere stato anche lui semplice giornalista.

Ma nonostante si dichiari una persona libera e coraggiosa e senza paura, non riesce a compiere questo gesto semplice in difesa dei suoi colleghi più sfortunati.

Quindi nel mentre che grida ai quattro venti – da potente tra i ranghi dei poteri forti – di non aver paura di Luigi Di Maio, nasconde – da debole – la paura che ha di De Benedetti.

Il quale, evidentemente, gli dà uno stipendio che non è poi così male e soprattutto non decurtato del 30 per cento.

 

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