Di Maio: ‘Ci sarà in tutti i Paesi un tale terremoto contro l’austerity che le regole cambieranno il giorno dopo le elezioni’
“Sapevamo che questa misura economica non sarebbe piaciuta, ma tra sei mesi questa Europa sarà finita.”
Così Luigi Di Maio, riferendosi alla bocciatura della manovra economica, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata sul blog delle stelle.
“L’appartenenza all’Unione europea non è in discussione – sottolinea il vicepremier – così come non è in discussione l’uscita dall’euro. È la Commissione che ha sei mesi di vita, dopodiché nessuno di questi soggetti farà più il commissario.”
“Ci sarà in tutti i Paesi un tale terremoto contro l’austerity che le regole cambieranno il giorno dopo le elezioni – risponde così alla domanda su un eventuale cambiamento delle regole della commissione europea – Ma il piano B non esiste, questa manovra noi la vogliamo discutere con le istituzioni europee. Loro non sono d’accordo con il nostro livello di deficit, però se è vero che sono aperti al dialogo anche noi lo siamo. C’è tutta la volontà di spiegare la manovra del popolo, che ripaga la gente di tanti torti e ruberie.”
Sembra non ci sia alcun margine per cambiare la manovra in Parlamento e ridurre così la soglia di deficit ora al 2,4 per cento perché, spiega il leder pentastellato: “se andiamo in Parlamento con l’idea di cambiare il 2,4 di deficit, gli squali sentono il sangue e azzannano. Non c’è un piano alternativo.”
“La nostra manovra vale 40 miliardi, supera la legge Fornero, dà il reddito di cittadinanza e abbassa le tasse alle imprese. Non è populismo, è un governo che mantiene le promesse. Non è vero che i soldi non ci sono. Anche il governo Renzi fece il deficit al 2,4%, la novità è che lo facciamo no” dichiara Di Maio.
In merito allo spread dice: “Da quando questo governo è iniziato lo spread è passato da 120 a 250 e si è sempre mosso tra 250 e 300”. Mentre sul reddito di cittadinanza afferma: “Parliamo di sei milioni di italiani sotto la soglia di povertà relativa o assoluta. È una misura seria che innescherà la crescita.”
In merito alle voci su di Di Battista agli Esteri, Savona al posto di Tria e Toninelli e Grillo fuori, il vicepresidente M5S assicura: “Nessun rimpasto. Chiesi ad Alessandro di fare ministro, ma lui stava partendo e non volle. Né da parte mia, né da parte sua, c’è la volontà di sostituire alcun ministro di questo governo”
“Noi non brindiamo alla faccia della gente, come altri in passato. Abbiamo festeggiato quando abbiamo trovato i soldi anche per le pensioni a quota 100 e i truffati delle banche” conclude.
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