Dà fuoco alla moglie che rifiuta di abortire, 21enne in fin di vita
Una giovane donna libanese, incinta a quinto mese, sta lottando per la vita dopo che il marito le ha dato fuoco perché si è rifiutata di abortire. Con gravi ustioni su tuto il corpo, è ricoverata in ospedale la 21enne Hana Mohammed Khodor, trasportata d’urgenza in un nosocomio di Tripoli dopo che il marito ha utilizzato una bombola di gas per cercare di ucciderla.
Il bambino che portava in grembo non è sopravvissuto all’attacco, come confermato da uno dei medici che sta curando la donna, ed i dottori hanno dovuto operarla per rimuovere il feto. Nonostante questo, le possibilità di sopravvivenza per la 21enne sono quasi inesistenti, commenta l’ospedale. “Hana era incinta di cinque mesi quando è accaduto l’incidente. Il bambino è morto, e abbiamo dovuto operarla per rimuovere il feto. Le sue possibilità di sopravvivenza sono molto scarse“.
Il marito della donna, identificato dai media locali solo con le iniziali AA, ha dato fuoco alla moglie dopo che lei si è rifiutata di abortire il figlio che avevano concepito. Il bambino, che sarebbe nato a Dicembre, avrebbe comportato un onere finanziario troppo pesante per la famiglia, sosteneva l’aggressore, che ha prima picchiato brutalmente la moglie, e poi le ha dato fuoco lo scorso 6 Agosto.
Dopo aver cercato di uccidere la moglie, AA ha cercato di lasciare il Paese. La polizia è riuscito a fermarlo prima della fuga all’estero, e lo ha arrestato. Hana soffre di ustioni di terzo grado sul 100% del corpo. “Mentre parliamo, sta lottando per la sopravvivenza. È tra la vita e la morte, nel reparto di terapia intensiva“, commenta uno dei dottori.
La coppia proveniva da famiglie povere e di umili origini nel nord del paese, e la famiglia Khodor si trova ora in immense difficoltà a sostenere le spese ospedaliere per la figlia. I dottori hanno acconsentito a rinunciare alle spese mediche che la famiglia della donna avrebbe dovuto pagare, ma la famiglia deve affrontare comunque spese quotidiane di oltre 300 euro per la stanza d’ospedale, le trasfusioni di piastrine e altre cure, senza contare eventuali operazioni ricostruttive, trattamenti e interventi successivi.