La banca preferita dai grillini finanzia la nave delle Ong
Bello salpare per denunciare le nefandezze dei libici nei confronti dei migranti e del governo italiano che è riuscito a ridurre ai minimi termini gli arrivi dei barconi.
Bello, ma costoso anche se hai come garanti dei talebani dell’accoglienza del calibro di Nichi Vendola e una mini pattuglia di parlamentari della sinistra di Liberi e uguali. In realtà il vero finanziatore dell’operazione Mediterranea lanciata pochi giorni fa con la nave Mar Ionio è la Banca etica. L’istituto preferito dai grillini, fin dall’inizio della loro avventura politica, che garantendo il prestito all’ultima nave «umanitaria», con una missione tutta politica, si schiera di fatto contro il governo gialloverde. Non a caso il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha preannunciato che se «la nave dei centri sociali proverà a sbarcare migranti in Italia» i porti saranno chiusi.
Sul sito di Banca etica si spiega chiaramente che «la nave ha l’obiettivo di svolgere attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia della drammatica situazione che quotidianamente vede donne, uomini e bambini rischiare la propria vita, attraversando il Mediterraneo centrale, nell’assenza di soccorsi generata dalle recenti politiche italiane ed europee». Per questo motivo l’istituito che non si sporca le mani «ha concesso il prestito per avviare la missione e per l’acquisto della nave». Una cifra che dev’essere notevole, ma non viene specificata. In aggiunta la banca si fa promotrice di una raccolta fondi in rete a favore del progetto: «Stiamo supportando il crowdfunding per raccogliere circa 700mila euro e svolgendo attività di tutoraggio per tutti gli aspetti economici». Peccato che l’iniziativa non sia proprio al di sopra della parti, ma connotata da un chiaro cappello politico garantito da Vendola e compagni. Nella compagine finanziata dalla Banca etica ci sono anche l’Arci, l’associazione Ya Basta di Bologna e l’Ong tedesca Sea watch, che hanno il dente avvelenato con il governo italiano a maggioranza grillina. Ma lo stesso vicepremier Luigi Di Maio sembra benedire la missione: «L’iniziativa mi pare che sia legata la fatto di voler raccontare che cosa accade nel Mediterraneo. Ben venga. È una sentinella civica. Nient’altro».
Fin dal 2013 gli eletti pentastellati in Parlamento hanno aperto i loro conti presso la Banca etica osannata anche sul blog del fondatore Beppe Grillo. Una delle prime ad annunciarlo è stata l’attuale sottosegretario all’Economia Laura Castelli, seguita da una quindicina di parlamentari. Il Movimento cinque stelle ha utilizzato l’istituto anche per restituire i soldi allo Stato con tanto di assegni giganti davanti alle telecamere. Copie di bonifici della Banca etica sono stati ostentati sulle pagine Facebook per dimostrare che gli eletti avevano fatto il loro dovere quando si è scoperto che qualche furbetto non versava il dovuto. Due anni fa 53 deputati del Pd, Sinistra italiana ed M5s si sono battuti per inserire agevolazioni alla «finanza etica» nella legge di bilancio.
Nell’ultima tornata elettorale è stato folgorato sulla via del Movimento, Stanislao Di Piazza, detto Steni, che per anni ha diretto la filiale della Banca etica di Palermo. Oggi è senatore e vicepresidente della Commissione Finanze. Durante la campagna elettorale aveva annunciato di volersi battere per la riforma delle banche orientata verso una cultura di «Finanza etica». Anche diversi consiglieri regionali grillini utilizzano l’istituto, che si è schierato di fatto contro il governo con l’operazione Mediterranea.
Non è certo una sorpresa. L’11 maggio si è tenuto a Lamezia Terme il convegno «Con i migranti: le buone prassi della finanza etica a sostegno delle politiche sociali». Secondo gli organizzatori, che citano la Banca centrale, «senza persone migranti l’Italia sarebbe più povera». Uno dei relatori di spicco era Ugo Biggeri, presidente di Banca etica.