“L’italia è fondata sul lavoro e non sul reddito di cittadinanza”
Il reddito di cittadinanza è una misura cristiana? L’arcivescovo Emidio Cipollone opera nella diocesi di Lanciano – Ortona. Vive, insomma, in uno di quei territori del Belpaese che potrebbero essere interessati da molte richieste riguardanti l’oggetto del provvedimento ora in discussione.
Quello che dovrebbe garantire 780euro mensili ad alcune fasce di disoccupati. Abbiamo sentito il parere del monsignore su questo e altri argomenti.
Monsignor Cipollone, lei opera in una di quelle che potrebberob essere definite “periferie d’Italia”. Com’è la situazione sociale?
“Fino a non molto tempo questa zona non era una periferia! Il lavoro si trovava e il tenore di vita era abbastanza soddisfacente per tutti. Poi la crisi e la delocalizzazione di alcune aziende hanno creato diverse difficoltà. Oggi la situazione non è brillantissima: le persone arrancano, molti perdono il lavoro e i giovani non vedono prospettive rosee tanto che diversi di loro si orientano anche verso l’estero…Questa situazione di disagio ha creato anche un’ondata di furti, di rapine e di violenza che ci ha fatto conoscere anche oltre i confini dell’Abruzzo. Ovviamente, c’è anche un tessuto sano di famiglie, di piccoli imprenditori, di coltivatori che, grazie a Dio, resistono e garantiscono un certo benessere per molti. Inoltre, c’è la presenza della Sevel che garantisce il lavoro ad oltre 6000 persone senza considerare l’indotto…”.
Il governo sembra voler far fronte alla crisi occupazionale mediante il reddito di cittadinanza. Cosa ne pensa?
“La Costituione afferma che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro e non sul reddito di cittadinanza! Naturalmente, non si possono dare risposte semplici a problemi complessi. Ritengo, pero’, che la cosa migliore sia sostenere e favorire il lavoro. Con esso si darebbe o ridarebbe la dignità alle persone e alle famiglie e si sperimenterebbe una nuova ‘pace sociale'”.
Ritiene che il reddito di cittadinanza sia una misura cristiana? Lo stesso Papa Francesco ha espresso contrarietà nei confronti delle misure assistenzialiste… come sembra essere il reddito di cittadinanza..
“Nella Sacra Scrittura, proprio nella prima pagina, leggiamo che il Signore crea l’uomo a sua immagine e somiglianza e che gli affida dei compiti che, se realizzati, gli darebbero pienezza di vita e gioia: amare, aprirsi alla vita, lavorare. Questo è il progetto cristiano sull’uomo e sul mondo, ma ritengo che sia estremamente rispettoso anche di una visione laica sull’uomo e sul mondo. Per questo Papa Francesco non manca occasione per ricordare a tutti, come ha fatto anche a Genova, che il lavoro, che non è una maledizione!, è “unzione di dignità” per l’uomo. Quindi, come già accennavo, forse la cosa migliore è convogliare le risorse per creare lavoro e posti di lavoro e per aiutare veramente le famiglie, organismi naturali, come ci ricorda la Costituzione, fra l’individuo e lo stato. Le famiglie, fra l’altro, rappresentano veri e propri ‘ammortizzatori sociali’ e non sostenerle è un vero e proprio autogol”.
E della gestione dei fenomeni migratori, invece, cosa ne pensa?
“Anche qui vorrei dire che non è possibile semplificare troppo! Certamente ci vuole grande accoglienza ma, allo stesso tempo, ci vogliono anche delle regole che evitino sfruttamento da una parte e arricchimenti impropri dall’altra. Qui, nella mia diocesi, ci sono ottimi esempi di integrazione ma, purtroppo, anche esempi di difficoltà molto grandi, come le ultime cronache hanno evidenziato”.
Cosa fa la Chiesa, oggi, per aiutare gli italiani in difficoltà?
“La Chiesa non guarda tanto gli italiani o gli stranieri, ma gli uomini e le donne, i bambini e i ragazzi, i giovani e gli anziani… Per loro, con le sue forze, ma anche collaborando con tante associazioni e organizzazioni laiche, fa tutto ciò che è possibile, valorizzando anche le risorse dell’8/1000. Nella mia diocesi, in questi otto anni, abbiamo aperto un emporio solidale, una bottega solidale e un centro di solidarietà. Stiamo, inoltre, realizzando il “Chiostro della Divina Provvidenza” con spazi per lo studio, le cure mediche, gli aiuti alimentari, l’accoglienza notturna e molto altro ancora. Sono anche operanti da anni due mense e una rete parrocchiale che si fa carico di tanti disagi e difficoltà. Naturalmente non facciamo puro e semplice assistenzialismo ma cerchiamo di aiutare gli accolti a fare un percorso che li possa portare, nei limiti dl possibile, ad uscire dalle situazioni in cui si trovano”.
Lei è un vescovo molto attento alle cosiddette tematiche pro life. Questo governo sembra avere almeno una doppia linea. C’è il ministroFontana, ma c’è anche il sottosegretario Spadafora, che è molto attento alle istanze Lgbt. Cosa ne pensa?
“Io sono un vescovo che cerca di essere attento ad ogni persona e che ha molto a cuore la famiglia che, come dicevo, sta a cuore anche alla Costituzione. Favorire, in modo serio e stabile, la famiglia, sia quella fondata sul sacramento del matrimonio che sul matrimonio civile fra uomo e donna, favorirà la stabilità e l’apertura alla vita, vero motore per una ripresa consistente dell’economia.
Naturalmente le scelte di ognuno vanno rispettate e ogni persona merita accoglienza. Ma per questo è chiarissimo il Magistero della Chiesa ad ogni livello, al quale rimando”.