Napolitano obbediva agli ordini dei capi della magistratura rossa: dal libro di Renzi l’ennesima conferma di quanto facciano schifo le nostre istituzioni

«Avremmo lavorato per il sorteggio al Csm, così da spezzare il meccanismo. Avremmo rivoluzionato la responsabilità del magistrato che sbaglia», scrive il senatore fiorentino nel suo libro Il Mostro. Per questo le correnti, prima tra tutte Md, non volevano che Gratteri diventasse guardasigilli. Ruolo che toccò al piddino Andrea Orlando, evidentemente ritenuto “affidabile” dalla corporazione. È stato Renzi, ieri, durante la presentazione del suo libro, a confermare la versione peggiore, quella che sinora era stata affidata ai retroscena. «Giorgio Napolitano», ha raccontato, «utilizzando le prerogative della Carta costituzionale, mi ha detto che non voleva Gratteri ministro della Giustizia. Punto».

Il capo dello Stato non fece altro che tradurre in pratica il veto delle correnti, preoccupate di difendere lo status quo. «Non solo Magistratura democratica, ma anche Unicost», di area centrista, «era assolutamente contraria alla candidatura di Gratteri, perché sarebbe andato lì contro le correnti. Altri non apprezzavano Gratteri per le sue posizioni non proprio garantiste. Ma non c’è ombra di dubbio che Gratteri, in quel momento, fosse un elemento di assoluta rottura del sistema, di vera e propria rottamazione».

VIETATO SAPERE IL MOTIVO – Nulla Renzi ha detto, però, sulle ragioni del “niet” di Napolitano. Ed è un peccato, perché- ad esempio – sui motivi del veto di Sergio Mattarella alla nomina di Paolo Savona come ministro dell’Economia del primo governo Conte si sa tutto, avendo provveduto lo stesso presidente della repubblica a spiegarli subito (voleva in quel ruolo un personaggio che non fosse «visto come sostenitore di una linea che potrebbe provocare la fuoruscita dell’Italia dall’euro»). Le ragioni che spinsero Napolitano a fare proprie le richieste di Md e delle altre correnti restano invece avvolte nel mistero, e gli italiani non possono giudicare se furono prese nell’interesse del Paese, della sola magistratura o di una parte di essa. «Ho una regola aurea: i colloqui col papa e col presidente della repubblica non si riportano», spiega Renzi per giustificare il suo silenzio sul tema. «I fatti storici comunque sono chiari, Giorgio Napolitano ha detto: “Io Gratteri non lo firmo”». Così nulla è cambiato in questi anni, e lo conferma anche il doppio standard sul tema delle molestie sessuali, che talvolta scandalizzano e talaltra vengono ignorate. «Si fa giustamente polemica per ciò che è accaduto a Rimini», ha detto Renzi riferendosi alla vicenda che ha visto protagonisti alcuni alpini, «ci si indigna, doverosamente, per fenomeni di “cat calling“, di molestia verbale, che vanno condannati con decisione, e contemporaneamente si finge di non vedere che un procuratore capo della repubblica», ossia Giuseppe Creazzo, di stanza a Firenze sino a poche settimane fa, «a margine di una riunione dell’Associazione nazionale magistrati, come riporta il verbale del Csm, palpeggia e molestia sessualmente una collega. E la sanzione è una perdita di anzianità di due mesi. Capite che poi il cittadino inizia a pensare che ci sono due pesi e due misure?».

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