La Ue boccia le misure ma prende tempo per evitare lo scontro
Una risposta negativa di Bruxelles non solo l’avevano messa in conto. Con tutta probabilità l’hanno cercata.
Questa la lettura più gettonata ieri nei palazzi europei. Gli analisti che frequentano Bruxelles vanno oltre: il governo italiano spera nella bocciatura del Documento di economia e finanza, perché così i due partiti di maggioranza ne faranno un tema da campagna elettorale.
Insomma, la partita europea sul Def aggiornato dal governo Conte, con il deficit al 2,4% del Pil per tre anni imposto al ministro Giovanni Tria da Luigi Di Maio e Matteo Salvini è complicata per entrambe le parti. Sicuramente le cifre inserite nella nota di aggiornamento del Def non rispettano i trattati europei. Difficile capire i dettagli, visto che a ieri il documento non era stato ancora pubblicato, quindi non si conoscono ancora le previsioni macroeconomiche senza le quali è difficile capire le misure della legge di bilancio 2019.
Ma è certo che, al netto degli sconti previsti dai trattati – scorporo delle misure di spesa una tantum e degli effetti del ciclo economico – e di quelli concessi di volta in volta, l’Italia avrebbe potuto ambire ad un deficit nominale al massimo dell’1,9%. Il governo ha invece messo in contro un’altra decina di miliardi di misure di spesa senza coperture.
Ma è anche vero che la trattativa non è scontata e sarà molto politica. Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici (esponente del Partito socialista francese) ha confermato che le cifre del Def sono «fuori dai paletti» delle regole comuni europee. Ha premesso che non c’è «nessun interesse a una crisi. L’Italia è un paese importante della zona euro. Ma non abbiamo nemmeno interesse a che l’Italia non rispetti le regole, perché il debito italiano resta esplosivo». E ancora: «Quando un Paese si indebita si impoverisce».
Nessun commento dagli altri commissari europei. Sarà il ministro dell’Economia Giovanni Tria a fare il primo passo verso le istituzioni europee. Lunedì sarà in Lussemburgo per la riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin. Primi contatti per spiegare come mai il governo ha messo in cantiere una manovra che farà aumentare il deficit e il debito.
Il giudizio definitivo della Commissione è atteso per metà ottobre, quando sarà varata la Legge di Bilancio. Fino ad allora le istituzioni europee non prenderanno nessuna posizione ufficiale.
Dalle cifre rese note fino a ieri, emerge che il rapporto deficit/Pil si attesterà al 2,4%. La manovra vale tra i 35 e i 40 miliardi. Quasi tutti in deficit. Il tipo di misure finanziate non è di certo quello che l’Europa raccomanda all’Italia. Solo disinnescare l’aumento dell’Iva nel 2019 costerà 12,4 miliardi. Poi c’è il finanziamento del reddito di cittadinanza e il superamento della legge Fornero, che insieme valgono 17 miliardi. Il pacchetto fiscale – decisamente più modesto – circa quattro miliardi. Poco per gli investimenti, unico tipo di spesa extra che la Commissione potrebbe tollerare.
Una manovra fatta per scontentare Bruxelles e forse non è un caso. «Sembra stiano facendo di tutto per fare un dispetto all’Ue», ha commentato l’azzurro Renato Brunetta riferendosi al deficit al 2,4% per 3 anni. «Come se volessero lanciare un messaggio a tutti i populisti europei per prossime elezioni: contro l’Europa e contro l’euro».