Long Covid, Massimo Galli confessa: “Mi sento molle come un fico”
Ex direttore dell’ospedale Luigi Sacco di Milano e volto noto durante la pandemia, Massimo Galli ha raccontato i momenti vissuti quando ha contrato il virus e i lasciti della malattia, il cosiddetto Long Covid, di cui soffre ancora oggi.
Galli sul Long Covid
Autore del libro Gallipedia, mix tra autobiografia e racconto dell’emergenza sanitaria scritto con la giornalista scientifica Lorella Bertoglio, il virologo ha affermato che, dopo la pensione, lui e altre cinque persone sono risultate positive dopo la sera di Capodanno: “Eravamo in 8, tra i 50 e gli 80 anni, tutti con terza dose. Tre giorni dopo in 6 siamo risultati positivi, mia moglie compresa“. Ha dunque aggiunto di non aver mai temuto per la sua vita e ammesso che, senza vaccino, sarebbe potuta andare molto peggio.
“I miei collaboratori hanno insistito per farmi i monoclonali, non ero convinto ma mi sono fidato“, ha continuato spiegando che, dopo la guarigione, non sta più come prima.
Galli sul Long Covid: “Non sto bene da quattro mesi”
Il virus, ha dichiarato, mette in atto meccanismi che colpiscono il sistema nervoso, specie quello autonomo, con problemi come tachicardia, cefalea, disturbi alle gambe o alle braccia, manifestazione cutanee simili ai geloni, difficoltà a recuperare l’olfatto.
C’è poi la sindrome da affaticamento cronico, di cui Galli continua a soffrire: “Devo ammettere che sono quattro mesi che non sto bene, mi ritrovo molle come un fico alle 4 del pomeriggio“. Pur comportandosi come se non la sentisse, ha concluso, la stanchezza c’è ma fortunatamente non ha la cosiddetta “nebbia” che gli impedirebbe di concentrarsi e lavorare come prima.