C’è un nuovo Delon

Ha 24 anni, Alain-Fabien Delon, il look tipico di un ragazzo della sua età (camicia bianca e jeans), modi riservati, ma idee ben chiare: “Voglio lavorare nel cinema, ma con registi seri e ruoli che mi arricchiscano e che siano delle vere sfide”, afferma con la voce un po’ roca, lo sguardo che spazia oltre le vetrate del locale del XVI° arrondissement di Parigi dove l’appuntamento è stato fissato. Figlio minore della grande star francese e della presentatrice e top model olandese Rosalie Van Breemen con cui l’attore è stato per 14 anni, Alain-Fabien ha cominciato presto a farsi corteggiare dallo show business, anche se la prima esperienza cinematografica (Gli incontri dopo mezzanotte di Yann Gonzalez, uscito nel 2012) gli ha lasciato un sapore amaro. “Non è un progetto di cui vado fiero, l’ho accettato senza riflettere e sono arrivato sul set senza aver neppure letto il copione”, dice. Oggi il giovane Delon volta pagina e sceglie una strada non comune per uno della sua generazione: scrivere un libro. “Non è un’autobiografia, anche se molti vi leggeranno dei tratti della mia storia”, precisa subito.

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Cappotto sartoriale, camicia a righe, pants lineari e stivaletti: tutto Alexander McQueenCOURTESY LAURENT HUMBERT

Però il protagonista si chiama Alex Duval e l’editore Stock nel presentare il libro dice: “Un padre, un figlio. L’amore, l’odio. E la speranza, un giorno, di diventare sé stesso”. Difficile non fare un’associazione.

Mettiamola così: ogni lettore potrà decidere liberamente. Ma è un’opera letteraria. Il rischio di un’autobiografia è di passare dal racconto alle vendette, ed è proprio quello che voglio evitare. Il mio è un progetto diverso, con un editore serio.

Ma cosa ti ha dato voglia di metterti a scrivere?

Lavoro da tempo a questo libro. L’ho fatto per me, per mostrare che sono diventato più maturo. Ho commesso degli errori quando ero più giovane, era tempo di rimediare. Il romanzo finisce su una nota positiva. Esistono un prima e un dopo questo romanzo.

E cosa succede adesso, nel dopo?

Da quando mi sono messo a lavorare al libro ho cominciato a fare degli incontri determinanti per la carriera. Con Eva Ionesco, che mi ha diretto in un film (Une jeunesse dorée) che esce in questi giorni in Francia o con Etienne Faure con cui comincio a girare in questi giorni un thriller (River Bank) su un tema scottante: il traffico d’organi.

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Maglione in lana a maxi righe, Acne StudiosCOURTESY LAURENT HUMBERT

Due personaggi drammatici?

Nel primo film ho solo un piccolo ruolo, ma mi sono trovato a fianco di mostri sacri come Isabelle Huppert e Melvil Poupaud. Il secondo è un thriller molto cupo, ma in cui credo molto e mi sono battuto per realizzarlo.

Cosa ti ha convinto ad accettare questo ruolo?

Etienne Faure è famoso per essere esigente, ma questo aiuta gli attori a dare il meglio. Non è stata solo la sceneggiatura a piacermi, ma le prospettive che può aprirmi in termini professionali.

Intraprendere una carriera d’attore era una scelta obbligata?

Sì. Sono stato espulso dalla scuola una settimana prima del diploma perché avevo fatto delle sciocchezze. Ma questi episodi mi hanno aiutato a crescere, oggi mi oriento su proposte più elitarie, di nicchia. Non mi interessano i soldi, ma la qualità.

Quali sono i tuoi riferimenti cinematografici?

Il mio attore preferito è Tom Hanks. Talmente bravo che ogni volta che guardo un suo film mi commuovo. Recentemente ho visto Birdman di Alejandro González Iñárritu e sono rimasto senza fiato. Mi ha divertito anche Coffee & Cigarettes di Jim Jarmusch. Mi piacciono gli spaghetti western e i film di Clint Eastwood, come attore e come regista.

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Trench militare, camicia e pantaloni in seta con stampa monogramma: tutto Valentino. Foulard, Davi ParisCOURTESY LAURENT HUMBERT

E i film di tuo padre?

Il mio preferito è Colpo Grosso al Casinò dove recita con Jean Gabin. Ma anche Borsalino è un monumento. Quando guardo un suo film mi soffermo soprattutto sulla sua gestualità, il modo di tenersi sulla scena. Ma non è il mio modello.

Sei stato allevato in Olanda, hai studiato in Svizzera, hai vissuto in Francia e in Germania. Un vero cittadino europeo. A quale cultura ti senti più vicino?

Mi sento francese, anche se spesso dopo un po’ che vivo a Parigi la città comincia a infastidirmi. In realtà, ho bisogno di muovermi, di girare, parlo diverse lingue, spero che in futuro avrò l’opportunità di girare oltrefrontiera.

Hai lavorato come modello conquistando diverse copertine. Che rapporto hai con la moda?

La moda è un mondo verso il quale sono critico e che per esperienza personale ritengo anche un potenziale pericolo per i giovani. Può darti alla testa, portandoti alle stelle un momento e dimenticandoti subito dopo. Poi ti incolla addosso delle etichette. Io non voglio essere associato a un brand. Però ammiro la creatività che esprime questo settore. E rispetto il lavoro che c’è dietro. Se dovessi citare un nome che mi rispecchia, direi Dior. Le collezioni sono molto belle, riflettono la classe francese.

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Camicia in seta a stampa floreale, Davi Paris; pantaloni, Dior; foulard, ValentinoCOURTESY LAURENT HUMBERT

Cosa fai nel tempo libero? Leggi romanzi?

No, preferisco i saggi di attualità, che parlano di politica o società, delle storie autentiche. Tra le mie passioni ci sono sport un po’ borderline. La slackline (una pratica simile a quella dei funamboli, ndr), lo skate, la moto, lo snowboard. Sono discipline che mi divertono, non ho l’impressione di fare dei veri sforzi fisici anche se il giorno dopo ho i muscoli doloranti, segno che hanno lavorato a fondo.

Ti senti in qualche modo un ribelle?

No, forse lo sono stato in passato, ma oggi prendo le distanze e se dico le cose con franchezza lo faccio per me stesso e non contro qualcosa o qualcuno. Sono sincero, coerente con le mie idee. Se fossi stato un ribelle non avrei scritto questo libro, avrei cercato altri modi per esprimermi.

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COURTESY LAURENT HUMBERT

Alain-Fabien Delon compare anche nel secondo numero di Esquire Italia.

Crediti
Foto: Laurent Humbert
Stylist: Elisa Nalin
Hair: Stephanie Farouz
Grooming: Camille Lutz
Assistente stylist: Ludovica Moccia

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