“Sparito il dna di Ignoto 1”. Caso Yara Gambirasio, colpo di scena: due nuovi indagati

Sono passati dodici anni dall’omicidio di Yara Gambirasio uccisa il 26 novembre 2010 a Brembate (Bergamo). E per tutto questo tempo l’uomo condannato per la morta della ragazza, Massimo Bossetti, non ha fatto altro che dichiararsi innocente. “Non sono né l’assassino della povera Yara Gambirasio né il mostro che i media e i social hanno dipinto – aveva spiegato nel corso di un’intervista-. Sono un uomo normale, semplice che pensa al lavoro e a non fare mancare nulla alla propria famiglia. Arriva quel maledetto giorno che ha sconvolto la mia vita. E quella della mia famiglia e dei miei cari che oggi mi guardano dal cielo e sono convinto che questa vicenda li ha provati moltissimo”.


“Il trattamento che la giustizia italiana mi ha riservato è stato scorretto e ha calpestato ogni diritto alla difesa – proseguiva Bossetti –. E mi riferisco anche a quell’ex ministro dell’Interno incapace che gridava al mondo che era stato preso l’assassino di Yara Gambirasio calpestando la Costituzione. In carcere a Bergamo la pm e vari responsabili dell’organo penitenziario mi pressavano a confessare in continuazione un delitto proponendomi benefici”.

yara gambirasio


“Come potevo confessare un delitto che non ho commesso? Grido dall’inizio di ripetere la prova del Dna e sono sicuro che Le verrebbe ogni ragionevole dubbio”. Ora, da quelle grida, una nuova luce sembra cadere sul caso Yara Gambirasio. Il Corriere della Sera rivela come la procura di Venezia stia indagando da mesi, nel riserbo più assoluto, da quando Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per il delitto della ragazzina, ha denunciato la scomparsa e ricomparsa dei campioni che portarono all’individuazione nell’Ignoto 1 proprio del muratore di Mapello.

massimo bossetti condannato per l'omicidio di Yara Gambirasio


“L’inchiesta prosegue da mesi, nel riserbo più assoluto da parte degli inquirenti – si legge -. Da quel che emerge, il fascicolo è affidato al procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito. Che ha iscritto nel registro degli indagati il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis. Per entrambi – che nei mesi scorsi hanno ricevuto l’avviso di proroga dell’indagine – l’ipotesi è quella prevista dall’articolo 375 del codice penale”.

yara gambirasio uccisa il 26 gennaio 2010


Articolo legato al reato di frode in processo e depistaggio. Tale articolo punisce con il carcere da 3 a 8 anni il pubblico ufficiale che modifica un corpo di reato per “impedire, ostacolare o sviare un’indagine o un processo penale“. Invece la pena diventa più severa se “il fatto è commesso mediante distruzione, soppressione, occultamento, danneggiamento, in tutto o in parte (…) di un documento o di un oggetto da impiegare come elemento di prova”.

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