Legionella, rebus risolto. Il batterio era nell’aria: “Colpa delle fabbriche”

Milano – Risolto il giallo della legionella: a trasmettere il batterio sono state le torri di raffreddamento di alcune industrie della Bassa bresciana.

È stata individuata e svelata ieri la misteriosa causa dell’epidemia di polmoniti batteriche che da oltre due settimane tiene in ansia soprattutto la fascia su-orientale della Lombardia. Secondo i risultati delle analisi condotte dalla Ats di Brescia, sono risultate positive alla legionella nove delle 14 torri di raffreddamento delle aziende che costellano il territorio, in particolare gli impianti di tre aziende nei Comuni di Montichiari, Carpenedolo e Calvisano.

Come già era emerso dai primi risultati dell’inchiesta epidemiologica e microbiologica, i campionamenti a tappeto hanno dunque confermato che la causa non sono gli acquedotti e gli impianti di distribuzione delle acque, che secondo quanto garantito anche ieri non presentano nessuna criticità. «Tranquillizzo tutti i cittadini sul fatto che possono continuare a bere e utilizzare in tutta tranquillità l’acqua della rete idrica» ha rassicurato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, che ieri pomeriggio ha fatto il punto sulla situazione dopo gli esami effettuati dall’azienda sanitaria nella Bassa bresciana orientale e nell’Alto mantovano, le aree maggiormente interessate dai casi di polmonite. «A oggi – ha spiegato Gallera – l’analisi dei dati ci permette di concentrare tutti gli sforzi messi in campo da Ats nelle torri di raffreddamento delle aziende».

Lo spettro dell’epidemia aveva preso forma a luglio a Bresso, un piccolo Comune dell’hinterland milanese. Poi, senza alcun collegamento, ai primi di settembre l’ombra si è allungata fra Brescia e Mantova, con giorni di vera e propria paura. L’andamento dei casi ha fatto registrare una curva crescente fino al 7 settembre, poi intorno al 10 si è andato delineando un quadro di deciso miglioramento: da lunedì 10 a mercoledì 12 settembre solo 12 persone si sono presentate ai pronto soccorso, di cui 7 con diagnosi di problemi respiratori, e intanto sono stati dimessi 26 pazienti. Contemporaneamente, l’Ats ha condotto 204 campionamenti (78 dei quali nei giorni 11 e 12 settembre). Al 16 settembre i campioni prelevati sono arrivati a quota 354, di cui 202 in abitazioni, 77 da torri di raffreddamento-evaporazione, 62 nelle reti idriche e 13 dal fiume Chiese o dalle sue derivazioni. Nel frattempo, si è diffuso anche un clima di comprensibile preoccupazione, per non dire di psicosi. Il 15 settembre – sabato scorso – due casi sono stati registrati a pochi chilometri da Monza: due anziani pluripatologici residenti a Desio e Cesano Maderno sono stati ricoverati a Desio. E l’assessore Gallera è dovuto intervenire per escludere non solo allarmi in Brianza ma anche collegamenti con la vicenda bresciana: «È bene che si sappia, al di là dei clamori – ha detto l’assessore – che l’anno scorso ci sono stati in Lombardia 600 casi di legionella con 60 decessi e l’anno prima più di 500 casi con 40 decessi». Un certo numero di casi, dunque, vengono considerati fisiologici. I casi di legionella sono stati 625 nel 2018, 633 nel 2017, 474 nel 2016, 491 nel 2015, mentre i decessi sono stati 52 nel 2018, 60 nel 2017, 44 nel 2016, 50 nel 2015. Passato il picco, i numeri ora sono tornati alla normalità.

IL GIORNALE.IT

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