Un altro attacco all’Italia, vice presidente Ue: “Siamo preoccupati da Salvini”. Replica: “Chieda scusa e taccia”
Un altro attacco scomposto contro Salvini e l’Italia da parte della dittatura eurocomunista in preda al panico in vista delle prossime elezioni europee. Stavolta è il turno del vicepresidente della commissione europea, il socialista Maros Sefcovic: “Siamo preoccupati da Salvini”. Ma il vice premier lo zittisce subito: “Chieda scusa e taccia”.
Non bastava il ministro del Lussemburgo Asselborn o il commissario francese Moscovici, nella lista dei “falchi” anti-italiani della Ue adesso si annovera anche lo slovacco Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Ue nonché candidato di punta nel Gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) in vista delle europee per guidare l’esecutivo dell’Unione.
Ma cosa ha detto Sefcovic?
Commentando all’Ansa la situazione politica in Italia e l’affermazione della Lega di Matteo Salvini ha tuonato: “Sono stato molte volte in Italia e sono sempre rimasto impressionato di quanto questo grande ed importante Paese europeo sia onestamente pro-Ue. Per noi è davvero una situazione nuova. Dobbiamo assicurarci che in futuro l’Italia torni a essere di nuovo il grande Paese del G7 fortemente pro-Ue”. E poi ha aggiunto: “Siamo tutti preoccupati”.
A rincarare la dose poi l’attacco ai populisti che fanno “false promesse” e “giocano con il fuoco per distruggere la nostra cooperazione europea e il nostro sogno europeo”.
La risposta del ministro dell’Interno è arrivata a stretto giro di posta. “Ennesimo attacco dell’Europa all’Italia, alla Lega e al governo. Adesso si interessano a noi, ma per anni gli euroburocrati hanno ignorato le richieste d’aiuto del nostro Paese per fermare gli sbarchi e ci hanno rifilato 700mila immigrati. Farebbero meglio a chiedere scusa e a tacere”, ha ribattuto Salvini.
Sefcovic, che sfiderà Manfred Weber del Ppe appoggiato da Angela Merkel, è stato commissario responsabile dell’Amministrazione tra il 2009 e il 2014 sotto Josè Manuel Barroso, prima di diventare vice-presidente responsabile per l’Unione dell’Energia con Jean-Claude Juncker. E sicuramente rientra in quelli che il leghista definisce “euroburocrati”.
La musica non cambia, insomma. Anche perché non è la prima volta che dalla Ue qualcuno salga in cattedra per impartire lezioni non richieste o peggio ancora per minacciare governi democraticamente eletti da un pulpito che non ha ricevuto alcun consenso popolare. Sono i cosiddetti “falchi”, appunto. Come non ricordare le recenti dichiarazioni del commissario europeo agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici. “L’Italia è un problema per la zona dell’euro”, ha sentenziato. Non contento poi ha rincarato la dose: “Nella nuova Europa sovranista non c’è un Hitler ma tanti piccoli Mussolini”.
Da un francese, si passa poi a un tedesco. Günter Oettinger, commissario europeo, prima ha sciorinato la sua particolare lezione finanziaria: “I mercati insegneranno (poi corretto dal giornalista che lo ha intervistato in “indurranno”) agli italiani a votare nella maniera giusta”. Poi ha minacciato: “Mettiamo in guardia Roma contro il mescolare questioni di politica migratoria con il Bilancio della Ue”.
Nella lista non può mancare il falco Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione europea, che nel maggio scorso avvertiva: “La Commissione, naturalmente, non vuole interferire nelle discussioni in corso attualmente sul governo in Italia, ma noi ci apettiamo di collaborare molto strettamente con un governo stabile, qualunque sia, la Commissione è guardiana dei trattati e deve essere sicura che tutti capiscano i loro impegni; e abbiamo tutte le ragioni di credere che l’Italia continuerà a rispettare i suoi impegni di bilancio ed econimici anche in futuro”.
Stesso pensiero espresso dal vice-presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis: “Nell’approccio alla formazione del nuovo governo e nell’approccio alla stabilità finanziaria l’Italia deve mantenere la rotta degli ultimi anni riducendo gradualmente il deficit e il debito. La Commissione europea in linea di principio non interferisce con le politiche nazionali ma per noi è importante che il nuovo governo italiano conduca una politica di bilancio ragionevole”.
Il commissario europeo per migrazioni, affari interni e cittadinanza, Dimitris Avramopoulos, si era “limitato” invece all’auspicio: “Speriamo che col nuovo governo in Italia non ci siano cambiamenti sulla linea della politica migratoria”. Naturalmente anche Juncker aveva alzato il ditino. “Gli italiani devono occuparsi delle regioni più povere dell’Italia: il che significa più lavoro, meno corruzione e serietà”. Prediche, attacchi e ingerenze. Ancora una volta. Ma sicuri che questi falchi vogliano il bene dell’Europa? Perché, così facendo, sembrano sortire l’effetto opposto.