“Così mi ha detto addio”: Papa Francesco, gli ultimi istanti e il gesto per l’infermiere personale

Alle 7:35 del 21 aprile 2025, Papa Francesco si è spento serenamente nella sua residenza a Casa Santa Marta, chiudendo un pontificato che ha cambiato il volto della Chiesa cattolica. Ma è un particolare, piccolo e struggente, che sta toccando il cuore di milioni di persone: l’ultimo gesto del Pontefice è stato un saluto con la mano al suo infermiere personale, Massimiliano Strappetti. Un gesto semplice, ma carico di significato. “Così mi ha detto addio”, avrebbe confidato commosso Strappetti ai collaboratori vaticani.
Gli ultimi momenti di Papa Francesco
Nella notte tra il 20 e il 21 aprile, Papa Francesco aveva trascorso le ore in tranquillità, dopo una Domenica di Pasqua vissuta con grande intensità. Nonostante la fatica e la debolezza, aveva presieduto la benedizione “Urbi et Orbi” e compiuto un ultimo giro in papamobile, accarezzando idealmente i fedeli e i bambini, verso i quali aveva sempre mostrato un amore paterno. Quel gesto, quasi profetico, fu un congedo dolce e discreto, come il suo stile.
Prima di salire sulla papamobile, Papa Francesco aveva chiesto a Strappetti: “Credi che possa farlo?”. Un’esitazione comprensibile, seguita dal sorriso incoraggiante dell’infermiere. E così, con uno slancio di fede e volontà, Bergoglio aveva scelto di farsi vedere un’ultima volta dal suo popolo, lasciando un’immagine di coraggio e dedizione che resterà indelebile nella memoria collettiva.
Il gesto finale: “Grazie per avermi riportato in piazza”
Rientrato nella sua stanza, stanco ma sereno, Papa Francesco si era voltato verso Strappetti e gli aveva sussurrato: “Grazie per avermi riportato in piazza”. Un ringraziamento che oggi suona come una benedizione e un testamento spirituale. Poche ore dopo, alle prime luci dell’alba, il suo corpo ha iniziato a cedere. E nel momento in cui il coma ha preso il sopravvento, ha alzato la mano e salutato Strappetti, come per dirgli “addio” in silenzio.
Papa Francesco lascia un’eredità profonda non solo nei suoi discorsi e nelle sue riforme, ma soprattutto nei suoi gesti semplici e umani. Quell’ultimo saluto non era solo per il suo infermiere, ma per tutti noi, per la Chiesa e per i più deboli. In quel piccolo movimento della mano c’era tutta la sua vita: umile, vicina, vera.